Blitz anti-usura alle prime luci dell’alba per i carabinieri di Catania che hanno tratto in arresto 5 persone nell’ambito dell’operazione “Massimino”. In carcere sono finiti Fabio Vincenzo Lombardo, Alfio Lombardo, Carmelo Puglisi, Salvatore Lo Castro e Orazio Napoli, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’ usura.
L’ indagine ha avuto inizio nel novembre 2013, con la denuncia sporta da una delle numerose vittime (12 in totale sono quelle accertate ed escusse dai carabinieri) del sodalizio criminale, un imprenditore. Le attività di intercettazioni telefoniche, i servizi di osservazione e pedinamento, le dichiarazioni rese dalle vittime, hanno consentito ai carabinieri di delineare un quadro nitido.
Alfio Lombardo, noto come “Massimino”, è risultato essere a capo del gruppo all’ interno del quale i ruoli sono ben precisi: un “vice”(Puglisi Carmelo), che gli fa da spalla, da accompagnatore e autista mettendo persino a disposizione la sua automobile; un riscossore di denaro che recupera le somme meno ingenti e rammenta ai debitori-vittime le scadenze dei termini pattuiti per i pagamenti; due più giovani aiutanti, tra cui il nipote del “capo”, che si occupano delle riscossioni di minore rilievo e svolgono altri compiti assegnatigli dai membri più anziani.
La sede degli affari è la zona della “pescheria” (piazza Alonzo di Benedetto), con appoggio per “rappresentanza” in un vicino bar che si affaccia su Villa Pacini. Le cifre prestate all’ inizio del rapporto non sono mai particolarmente elevate (mediamente, il prestito è di circa 350 euro, necessari a soddisfare esigenze minime quotidiane o a sanare qualche debito di gioco).
Queste però lievitano con facilità per i crescenti interessi praticati che arrivano facilmente da 25% anche a 100%. I contatti con le vittime sono frequenti, gestiti quasi prevalentemente in prima persona dal “Massimino”, che si premura di instaurare un rapporto di falsa empatia e comprensione, tale da indurle a essere quasi riconoscenti per sua la sua tolleranza negli inevitabili casi di posticipo del pagamento.
La fascia di “utenza” è debole: persone con il vizio del gioco, dipendenti e inservienti, piccoli imprenditori. Non si fa ricorso alla violenza, né ad atti intimidatori che destino allarme: Lombardo e i suoi correi, nei casi di maggior veemenza, si spingono a minacciare i debitori in ritardo.
Il denaro incassato viene prevalentemente destinato a costituire bacino di liquidità per altri prestiti. Il giro di “affari” illeciti quantificato dagli investigatori ammonta a circa 46.000 euro, oltre 33.000 dei quali sono risultati provento di usura: il gip ha pertanto disposto, per i due soggetti a capo del sodalizio il sequestro preventivo di beni sino alla concorrenza di tale cifra.
Visualizza Commenti
li mandavo a fare i lavori forzati, senza dargli un centesimo, buttate le chiavi.....l'immondizia non si estirperà mai