Tragico rinvenimento questa mattina lungo le coste libiche di Zuara. I cadaveri di 117 migranti sono stati ritrovati spiaggiati, forse in seguito all’ennesima tragedia del mare. La scorsa settimana la guardia Costiera aveva intercettato e soccorso 450 persone a bordo di quattro gommoni. Erano stati proprio i sopravvissuti a lanciare per primi l’allarme segnalando che più di 100 persone erano finite in mare lungo la traversata.
E sempre nella mattinata, nuovo naufragio di migranti, stavolta a sud di Creta. Lo rendono noto le autorità greche sottolineando che finora sono stati trovati quattro cadaveri mentre sono state messe in salvo 342 persone. Sul barcone potevano esserci tra i 600 e i 700 profughi: ci sarebbero centinaia di dispersi. A inviare l’Sos è stato un mercantile italiano.
Intanto torna a farsi sentire anche Amnesty International, molto critica rispetto all’accordo tra Ue e Turchia definito “sconsiderato e illegale”. Secondo l’organizzazione, l’accordo non rispetta i diritti dei migranti rifugiati.
Amnesty accusa inoltre la Turchia di non essere in grado di gestire il flusso dei migranti: secondo dati raccolti dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) solo il 4% dei richiedenti asilo hanno visto la loro domanda presa in carico dal paese che ospita più migranti al mondo (2,75 milioni di siriani e 400mila tra iracheni, afgani e iraniani).
La maggior parte dei profughi in suolo turco rimane dunque in attesa di regolamentazione, senza mezzi di sussistenza, in assoluta povertà e senza diritti. Per queste motivazioni Amnesty chiede, in un rapporto ufficiale consegnato all’Unione Europea, di “interrompere immediatamente i piani di rinvio dei richiedenti asilo sulla base della falsa pretesa che sia un Paese sicuro”.