Nella lista nera dei candidati “impresentabili” stilata dalla commissione Antimafia in vista delle prossime elezioni comunali, spiccano 14 nomi. Lo ha annunciato la presidente della commissione stessa, Rosy Bindi.
“Otto hanno certificato il falso in merito a condanne e non sono quindi candidabili per la legge Severino – ha spiegato la Bindi -. In tre sono ineleggibili mentre altri tre casi sono relativi al codice di autoregolamentazione”.
Sette dei 14 candidati “impresentabili” sono a Battipaglia. Uno di loro, Carmine Fasano Carmine è stato condannato in via definitiva a un anno di reclusione per cessione illecita di stupefacenti. Cinque, invece, sono i candidati “stoppati” a Roma.
La presidente ha poi spiegato che tutti gli impresentabili fanno parte delle liste civiche. “La relazione conclusiva dell’Antimafia è stata approvata all’unanimità da tutta la commissione”. Quindi l’appello alla politica: “Se si vuole combattere la mafia non ci si può nascondere, bisogna metterci la faccia“.
“Per i candidati al Consiglio comunale di Roma – ha aggiunto la Bindi – si tratta di situazioni nelle quali non si registra un discostamento, sia dalla legge Severino, che dal codice di autoregolamentazione. Nel VI municipio qualche situazione critica l’abbiamo rilevata“.
E sul caso rilevato a Roma, si tratta di “un caso in una lista civetta”, ovvero la lista civica Giovanni Salvini. La Bindi ha anche evidenziato come in alcuni comuni i partiti politici non abbiano presentato candidati e in altri ci siano soltanto liste civiche.
Capitolo comuni sciolti per infiltrazione mafiosa. “Abbiamo rilevato una situazione sicuramente incoraggiante rispetto allo scorso anno. Credo che l’attenzione che si è creata intorno alla qualità della classe dirigente ci consegna dei dati preoccupanti, ma anche rassicuranti per le situazioni più critiche”, ha affermato Rosy Bindi.
Ma legge sullo scioglimento dei comuni ha bisogno di modifiche. Caso emblematico è quello di di Platì, sciolto per 15 volte e in cui si presentano due liste civiche con candidati legati alle amministrazioni precedenti che hanno provocato lo scioglimento. Stesso discorso anche per la Severino: “A parte il gioco strano tra incandidabilità e ineleggibilità – spiega -, un altro aspetto da rivedere riguarda le pene, con condanne definitive non inferiori a due anni, ma è anche vero che molti candidati sono stati condannati varie volte. La legge però non consente di sommare le condanne”.
Gli scheletri dentro gli armadi degli impresentabili. Bancarotta fraudolenta per Daniele Minniti: 2 anni di reclusione. Stessa pena per lo stesso reato a Lucio Carrara. Francesco Procida è stato invece condannato in via definitiva per riciclaggio a 2 anni e 9 mesi. Dopo un precedente patteggiamento per rapina, Bartolomeo D’Apuzzo è stato condannato definitivamente per cessione illecita di stupefacenti a un anno e due mesi.
Per il medesimo reato un anno e sei mesi a Demetrio Landi, imputato pure di violazione di domicilio, lesioni dolose e violenza privata tentata, reati che gli sono valsi altri due anni e due mesi di reclusione. Inoltre si è rilevato che Giuseppe Del Percio è stato condannato in primo grado per violazione delle norme sugli stupefacenti a 10 mesi di reclusione. È pendente l’appello, e dunque, in base alla legge Severino, se eletto andrebbe sospeso.
La mole di lavoro della commissione è stata “molto importante”. “Abbiamo preso in esame la posizione di oltre 3.500 candidati, 2.500 nel solo Comune di Roma”, ha detto la Bindi. In esame i Comuni di San Sostene (Catanzaro), Joppolo (Vibo Valentia), Badolato (Catanzaro), Sant’Oreste (Roma), Platì (Reggio Calabria), Ricadi (Vibo), Diano Marina (Imola), Villa di Briano (Caserta), Morlupo (Roma), Scalea (Cosenza), Finale Emilia (Modena), Battipaglia (Salerno) e Roma”.