Morti su morti, tragedia dopo tragedia. Non si contano più le vittime dell’ultima settimana nel Canale di Sicilia. Disperati del mare continuano a trovare la morte nelle acque italiane, un’emorragia senza sosta che sembra confermare, già a fine maggio, l’allarme di chi diceva che quest’anno sulle coste italiane sarà emergenza come non mai. Si contano oltre 13mila disperati in salvo, 65 vittime accertate tra cui anche 3 neonati e centinaia di dispersi, uomini, donne e bambini finiti in fondo al Mediterraneo. E a questi numeri vanno aggiunti quelli relativi all’affondamento di un peschereccio che, partito dalla Libia, senza motore e trainato da un’altra imbarcazione, sarebbe affondato. In centinaia, secondo alcuni testimoni, sarebbero annegati.
E intanto siamo di fronte ad una nuova tragedia, secondo quanto raccontano alcuni migranti scampati all’affondamento del peschereccio che, partito dalla Libia, li avrebbe dovuti portare sulle coste italiane. Una seconda imbarcazione, con circa 500 a bordo, senza motore e trainato dal primo (sempre con 500 persone a bordo), sarebbe affondato. Pochi sarebbero riusciti ad aggrapparsi alla fune che li legava, mettendosi in salvo, mentre centinaia sarebbero annegati.
E in mattinata la nave militare “Vega” con a bordo 629 migranti e 45 corpi recuperati in mare dopo l’ennesimo questo naufragio avvenuto al largo della Libia, è arrivata nel porto di Reggio Calabria I cadaveri raccolti in mare appartengono a 36 donne, sei uomini e tre minori con età che vanno da sei mesi a due anni. Tra i sopravvissuti ci sono 419 uomini, 138 donne e 72 minori di varia nazionalità. Dodici sono le donne in gravidanza di cui tre all’ottavo mese. Segnalati anche alcuni casi di scabbia.
Il Papa si rivolge ai ‘potenti’: “I migranti non sono un pericolo, sono in pericolo”.
Le immagini sono relative alle operazioni di soccorso dello scorso 27 maggio 2016.