Quando la piccola Favour è stata affidata alle sue cure, la tristezza e la disperazione nel cuore di Pietro Bartolo per un attimo sono svanite. La piccola migrante di appena nove mesi soccorsa a Lampedusa insieme ad altre donne nell’ennesimo naufragio del Canale di Sicilia, ha significato, per il medico del centro d’accoglienza, riscoprire il dolce gusto della speranza.
Perché scampare alle ustioni da carburante, al sole cocente, alla morte della mamma, al mare in tempesta, non è certamente roba da poco. Il primo angelo della piccola, è stata una ragazza alla quale la mamma l’aveva consegnata prima di morire. Il secondo è stato Pietro Bartolo, che con le tragedie del mare è abituato a convivere.
“L’ho visitata, sta bene. Le abbiamo dato del latte, cambiato i vestiti – ha detto commosso – Era leggermente disidratata, ma niente di serio. È rimasta in ambulatorio per alcune ore, poi l’ho accompagnata io stesso nel centro d’accoglienza, consegnandola alla polizia. È in buone mani“.
E la storia di Favour, in brevissimo tempo, ha fatto il giro del Paese: “Chiamano da tutta Italia. Il telefono del nostro ambulatorio – ha detto Bartolo – squilla in continuazione da ieri. Sono famiglie che vorrebbero aiutarla. Se potessi anche io l’adotterei”. Una gara per potere dare alla piccola Favour ciò che realmente muove i migranti verso l’Europa: la speranza.