Un’indagine dell’Antitrust lancia l’allarme sui vaccini e sul nuovo piano previsto, ormai bloccato da mesi, la cui approvazione è stata abbinata a quella dei Lea (livelli essenziali di assistenza).
Questi farmaci hanno un valore annuale pari a 300 milioni e il nuovo piano, nel quale viene aumentato il numero di vaccini raccomandati, raddoppierebbe la spesa. Questo punto riapre le critiche dal fronte degli anti-vaccini riguardo il business di Big pharma su questi prodotti.
E mentre l’industria lavora per trarre il massimo profitto dai timori legati a un possibile ritorno delle malattie infettive, il sistema sanitario pubblico lavora per rendere quanti più bambini possibili immuni.
Secondo Luca Arnaudo dell’Autorità, le istituzioni dovrebbero “qualificare in termini di essenzialità i vaccini che rientrano nei Lea ed effettuare queste valutazioni con la massima garanzia di scientificità e indipendenza, tenendo conto che tutte le direzioni fornite dai medici hanno un impatto notevole in termini economici e di concorrenza”.
Ovviamente un maggiore numero di prodotti vuol dire spendere molto di più e il prezzo lievita ancora se a produrre quel determinato farmaco è una sola casa farmaceutica che, possedendo il monopolio, è libera di scegliere il prezzo e fa crescere di anno in anno la spesa per le Regioni. Inoltre, un altro problema che influisce sui costi è la qualificazione come farmaci di fascia C di tutti i vaccini tranne quello per il papilloma, che garantisce ai produttori di scegliere il prezzo di vendita.