Un’indagine dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) rivela la quantità di prodotti chimici e pesticidi presenti nelle acque italiane: secondo le ultime rilevazioni quasi il 64% delle acque di fiumi e laghi sono contaminate.
Dai dati emerge un aumento preoccupante delle tracce di pesticidi rilevate: +7% rispetto ai rilevamenti del 2012. Nelle acque superficiali l’aumento si attesta intorno al 20%; +10% invece in quelle sotterranee.
La regione con i livelli più alti di contaminazione acquifera è quella della pianura padano-veneta. Nelle cinque regioni dell’area (dove si concentra il 60% dei punti predisposti ai rilevamenti) i livelli di contaminazione superano sensibilmente la media nazionale. Circa il 70% delle acque superficiali è inquinato in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna; si arriva a punte vicine al 90 e al 95% in Toscana e Umbria.
Per quanto riguarda le rilevazioni di sostanze nocive nelle acque sotterranee, il primato di “regione più inquinata” spetta alla Sicilia con il 76% dei punti di rilevamento, seguono il Friuli, 68,6% e Lombardia con il 50% dei punti.
L’Ispra ha rilevato, nelle falde acquifere nazionali, tracce di 224 sostanze diverse, “un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012)”, precisa l’Istituto, che rivela una maggiore efficacia delle indagini svolte. Nello specifico, tra le sostanze rinvenute primeggiano gli erbicidi, come negli anni passati, mentre è in aumento la presenza di fungicidi e insetticidi.
L’allarme lanciato dall’Istituto indica che il 21,3% delle acque superficiali è inquinato oltre i limiti di qualità ambientale; limite superato anche nel 6,9% delle acque sotterranee.