Due inquiline del palazzo di Parco Verde di Caivano (Napoli), dove viveva la piccola Fortuna Loffredo, uccisa a sei anni lo scorso 24 giugno 2014, sono indagate dalla Procura di Napoli Nord per l‘ipotesi di reato di false dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria. Fra le persone indagate, secondo fonti vicine all’inchiesta, vi sarebbe la donna che gli investigatori ritengono abbia raccolto la scarpa persa da Fortuna al momento della morte.
“Voglio tutta la verità e una giustizia implacabile come l’ho vissuta io che ho fatto il giro delle carceri d’Italia”. Il padre della piccola Fortuna, Pietro Loffredo, condannato a 10 anni per contrabbando di sigarette e vendita di cd illegali, chiede giustizia dopo l’arresto dell’uomo di Caivano accusato di aver violentato e ucciso sua figlia.
L’urlo di disperazione si unisce a quello di verità: “Voglio che i giudici accertino se ha fatto tutto da solo, e io non credo, o se c’è stato chi l’ha aiutato e coperto”, dice al Corriere della Sera. “Lo sapevamo tutti che in quel palazzo c’era l’inferno. Perché c’è voluto tanto tempo per venire a capo di qualcosa?”.
E ancora: “Perché accanirsi contro la mia bambina? Continuo a chiedermi se non sia stata uccisa perché Fortuna ha magari minacciato di raccontare a suo padre tutto quello che aveva subito“. “La cosa più assurda – conclude – è che quando mia figlia è volata giù dall’ottavo piano di quel palazzo io in carcere non dovevo esserci. Avevo diritto a sconti di pena che non sono stati calcolati. Non ci posso pensare, non ho potuto difenderla“.