L’America è impegnata in Siria in una missione militare contro l’Isis. A confermarlo è Ashton Carter, segretario della Difesa degli Stati Uniti che, davanti alla commissione Servizi Armati del Senato, ha dichiarato: “I nostri soldati e le forze speciali in Iraq e Siria sono in combattimento, credo si debba dirlo chiaramente”. Sono circa 5.000 i militari delle forse speciali Usa attualmente sul campo per la missione denominata “Operation Inherent Resolve“, allo scopo di conquistare Raqqa, roccaforte dei miliziani dell’Isis in Siria.
“Fanno le capriole nell’insistere che i nostri soldati non stanno combattendo quando tutto il Paese sa che in realtà lo stanno facendo”, attacca il senatore dell’Alaska Dan Sullivan, critico contro lo stesso Presidente Barack Obama, che aveva escluso l’esistenza di operazioni armate in Siria, in favore di ben più “morbide” operazioni di training, consulenza e assistenza.
“Quando alla Casa Bianca parlano dei nostri soldati nel Medio Oriente – continua Sullivan -, lo fanno andando per le lunghe e dicendo che non coinvolgeranno truppe da combattimento americane per lottare sul campo straniero”.
Dall’interrogazione esposta dalla commissione Servizi Armati emergono dati espliciti: gli Usa manderanno in Siria altre 250 unità delle forze speciali al fine di implementare il coordinamento delle operazioni già in atto. Lo conferma il Generale e Chiefs of Staff Joseph Dunford, che ammette anche che ci sono già state delle vittime tra i militari americani in suolo siriano.
Dal Pentagono precisano: “L’intento non è sostituire le forze locali ma cercare di renderle potenti a sufficienza affinché possano cacciare l’Isis con il nostro sostegno. E quando noi offriamo sostegno, mettiamo la nostra gente nelle loro mani. L’onere di sconfiggere l’Isis – sentenzia il segretario della Difesa – sta alle forze locali e non a quelle americane”.