L’album più nero e ruvido di sempre in quanto a sonorità. Esce domani “Black cat“, il nuovo album di Zucchero Fornaciari. Un disco che non parla di negatività – come può far pensare il titolo stesso – ma di fortuna e buoni auspici: “Il riferimento non è al gatto che ti attraversa la strada e porta sfortuna – dice il cantante – ma a un modo di dire, un saluto, un buon auspicio”.
Il disco, registrato nel sud degli Stati Uniti, è stato prodotto da tre grandi della musica: T Bone Burnett, Don Was e Brendan O’ Brien. Tra le collaborazioni, quella con Bono Vox e Mark Knopfler. “Volevo che ogni canzone avesse un vestito diverso – confida Zucchero – e ho affidato sette brani ad ognuno di loro, per poi sceglierne 12. Hanno lavorato bene assieme, sono amici, non ci sono state manie di protagonismo e nel complesso l’album ha un suono omogeneo
L’album spazia da tematiche leggere a quelle più impegnate, che parlano di politica e problematiche sociali. “Alcune di queste canzoni, in particolare i gospel, parlano dei nuovi schiavi, dei nuovi emarginati: i migranti“. Anche “Partigiano Reggiano” è un chiaro riferimento alla politica. “Sono nato nella bassa Emilia, in una terra rossa. La canzone è un ricordo romantico, mio zio è stato deportato in Germania. Mi piacerebbe fare lo zio dei ragazzi, tirar su piccoli partigiani. Non parlo di destra o di sinistra, ma qualcuno che abbia ideali e che sia pronto a fare muro contro quello che non funziona”.