Nel giorno della Liberazione, Matteo Renzi parla a la Repubblica di politica e magistratura, di antifascismo e riforme. “Davigo faccia nomi e cognomi, ma dire che sono tutti colpevoli significa dire che nessuno è colpevole“. Per il premier è ormai finito il tempo della subalternità:”Noi facciamo le leggi, loro i processi”.
“L’antifascismo è elemento costitutivo e irrinunciabile della nostra società. Giusto tenere alta la guardia”. Con Raggi e la Meloni questi valori sono a rischio? No. Ma tutti, nessuno escluso, ci riconosciamo nei valori della Costituzione. Sostenere il contrario significa dare spazio alla delegittimazione come arma della politica. Io invece rispetto i miei avversari. Voglio sconfiggerli nelle urne, ma ne rispetto la funzione democratica “.
“Fossi romano voterei Giachetti, senza esitazioni. Candidato serio e competitivo. La destra e i cinque stelle sono alternativi al Pd nei progetti. Aggiungo che nei programmi concreti mi sembrano inconsistenti e superficiali”, ha però poi aggiunto Renzi. Critiche alla riforma costituzionale? “Ma per favore! Un po’ di serietà. La deriva autoritaria è quella che ha portato il fascismo”.
Renzi sottolinea che con la riforma: “Non cambiamo nemmeno i poteri del Governo. Si può essere d’accordo o meno con la riforma costituzionale, ma proprio il rispetto per la Guerra di Liberazione dovrebbe imporre di confrontarci nel merito“.
Quindi un riferimento allo scontro Anm-politica: “I politici che rubano fanno schifo. E vanno trovati, giudicati e condannati. Questo è il compito dei magistrati, cui auguriamo rispettosamente di cuore buon lavoro. Dire che tutti sono colpevoli significa dire che nessuno è colpevole. Esattamente l’opposto di ciò che serve all’Italia. Voglio nomi e cognomi dei colpevoli. E voglio vedere le sentenze”.
“Una politica forte non ha paura di una magistratura forte. È finito il tempo della subalternità. Il politico onesto rispetta il magistrato e aspetta la sentenza. Tutto il resto è noia, avrebbe detto Califano”, ha aggiunto Renzi. E sulle parole di Di Matteo secondo cui la politica appoggia la mafia: “Vale lo stesso principio. Nomi e cognomi, per favore. E sentenze”.