A due anni di distanza dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha eliminato il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40, nulla sarebbe cambiato. Questo, infatti, sembra essere il risultato dell’ultima inchiesta sull’eterologa “Il seme della discordia”, presentata presso la sala stampa della Camera dei deputati. L’inchiesta favorevole a questo metodo di procreazione assistita medicalmente, denuncia le difficoltà di accesso all’eterologa per divieti ancora presenti e per impedimenti burocratici.
I soggetti che hanno esposto questi problemi afferma che l’uso e, quindi, l’accettazione di questo metodo medico, incentiverebbe una sorta di turismo procreativo all’estero e sulla rete, con seme acquistato in contenitori di ghiaccio o azoto liquido come fossero un prodotto qualunque. Sintetizzando, si potrebbe dire che se si volesse andare in contro alla fecondazione eterologa bisognerebbe pagare tanto e spesso andare all’estero.
Proprio per questo, i soggetti portatori di questa inchiesta avrebbero trovato nella politica italiana e nelle mancate promesse del ministro della salute Beatrice Lorenzin, i loro nemici.
Ma cosa è la fecondazione eterologa – Gli ostacoli alla fecondazione eterologa derivano proprio dalle caratteristiche e dai metodi di questa pratica. Per giungere a una gravidanza con l’eterologa bisogna, infatti, utilizzare un ovulo femminile o un seme maschile di una terza persona, estranea alla coppia. Ci vuole quindi un terzo disposto a dare il proprio seme o ovulo affinché l’eterologa possa essere realizzata.
Mancanza di donatori – Soprattutto mancano le donatrici, ovvero donne decise e disposte a sottoporsi a trattamenti ormonali e, comunque, a un intervento chirurgico per il prelievo.
Si potrebbe dire che nonostante le richieste per questa pratica aumentino giorno dopo giorno, tuttavia, l’Italia, o meglio, gli italiani non sembrano pronti a dare quella spinta in più, affinché essa si possa del tutto realizzare.