Colpo mortale al clan Mancuso nel Vibonese. Sono 23 i fermi eseguiti a Vibo Valentia, Cosenza, Como e Monza dalla polizia di Vibo Valentia e Catanzaro, dai carabinieri del R.O.N.INV. di Vibo Valentia e Tropea e dai militari del Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro nell’ambito dell’operazione denominata ‘Costa Pulita’.
I soggetti sono ritenuti responsabili, a diverso titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e sostanze esplodenti. Lo comunica una nota della polizia.
Le indagini avviate nei primi mesi del 2013, hanno riguardato numerosi soggetti appartenenti, o comunque contigui, al potente clan della ‘ndrangheta Mancuso, operante in tutto il territorio vibonese, ed alle consorterie collegate Accorinti, La Rosa ed Il Grande, attive nei comuni del litorale tirrenico della provincia vibonese.
Intercettazioni ambientali sono state effettuate nel quartier generale del boss Pantaleone Mancuso, capo dell’omonimo clan della ‘ndrangheta, ubicato in un esercizio commerciale. Gli inquirenti hanno tenuto sotto controllo i movimenti intorno al locale in cui il boss incontrava i suoi referenti.
“L’indagine peraltro – fa sapere la nota – ha lambito contesti politici locali, in particolare di passate amministrazioni del Comune di Briatico e Parghelia. Sono state eseguite anche numerose perquisizioni, disposte dall’autorità giudizaria nei confronti di soggetti diversi dai fermati, ma coinvolti dalle indagini.
Nel mirino degli investigatori è finito il Comune di Briatico, poi sciolto per mafia nel 2012. Sono stati inoltre documentati propositi di ritorsione, attuati, nel 2011, mediante lettera minatoria, contro un giornalista molto noto in provincia, autore di articoli sulla mala gestione del municipio briaticese.
E con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa si indaga nei confronti di Andrea Niglia, presidente della Provincia di Vibo e sindaco di Briatico dichiarato incandidabile il 20 marzo scorso dalla Corte di Cassazione, indagato in stato di libertà nell’inchiesta “Costa pulita”.
Niglia si sarebbe attivato per favorire la cosca Accorinti. In particolare, per la Procura, l’ex primo cittadino avrebbe posto in essere “condotte riservate e fraudolente tese a salvaguardare l’attività del villaggio Green Garden costituente una delle principali fonti di guadagno della cosca”. Era stato eletto presidente della Provincia di Vibo il 28 settembre 2014 con l’appoggio dei renziani del Pd, esponenti di Ncd, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Ma c’è anche l’ex vicesindaco del Comune di Parghelia, Francesco Crigna, fra gli indagati a piede libero. Secondo la Dda di Catanzaro, sarebbe stato “in stretto contatto con esponenti della famiglia Il Grande, referenti, in quel comune, della potente cosca Mancuso”.
Secondo gli inquirenti, in cambio di alcuni favori ricevuti, il clan avrebbe assunto l’impegno di reperire voti a favore dell’amministratore pubblico e di altri suoi alleati politici in occasione di consultazioni elettorali.
Sono state sequestrate diverse armi da fuoco e, nel 2014, sono stati tratti in arresto, in flagranza di reato, alcuni elementi di spicco delle locali cosche, in procinto di porre in essere un attentato mediante l’utilizzo di un potente ordigno esplosivo.
Durante le fasi dell’operazione, “si è proceduto al sequestro, ai sensi della normativa antimafia, di beni mobili ed immobili riferibili agli indagati per un valore di circa 70 milioni di euro. Tra i beni sequestrati oltre 100 immobili, quote societarie e rapporti bancari ed anche 2 villaggi vacanze e tre compagnie di navigazione con altrettante motonavi che assicuravano, in regime di sostanziale monopolio, i collegamenti turistici con le isole Eolie”.