È stato uno scontro infuocato quello andato in onda sulle reti televisive della Cnn tra i candidati Democratici Hillary Clinton e Bernie Sanders. I due sfidanti alle primarie si contenderanno alle urne lo stato di New York il 19 aprile.
Sanders, conscio di partire indietro nei sondaggi – secondo l’Huffington Post sono circa 12 i punti percentuale che separano i due candidati – sceglie di attaccare l’avversaria su tutta la linea, e lo fa duramente: “I milionari non possono comprare le elezioni” dice il socialista, in riferimento ai cospicui finanziamenti ricevuti da Clinton tramite i “Super Pac”, comitati elettorali che hanno raccolto decine di milioni di dollari dalle grandi imprese americane per finanziare la campagna dell’ex segretario di Stato.
Clinton si difende citando il precedente storico più vicino sia in ambito temporale che politico: “Anche Obama – ricorda la senatrice – è ricorso ai finanziamenti dei Super Pac, ma poi questo non gli ha impedito di fare la riforma di Wall Street”. Poi attacca: “Parli tanto dell’avidità e della sconsideratezza di Wall Street. Ma che dici dell’avidità e della sconsideratezza di molti produttori e rivenditori di armi?”. Il riferimento è alla politica di Sanders sulle armi da fuoco, il senatore ha infatti più volte votato contro una legge che aumenterebbe le responsabilità dei produttori e dei rivenditori di pistole e fucili.
Lo scontro, surriscaldatosi sin dalle prime battute, non accenna a raffreddarsi. E Sanders continua a incalzare la sfidante sul tema finanziario. Le accuse del socialista vertono ora sui compensi elargiti dalle grandi banche americane (Goldman Sachs in primis), incassati dalla Clinton per i suoi discorsi pubblici. “Io pubblicherò tutte le trascrizioni dei miei discorsi su Wall Street, pronunciati non per 200mila dollari, né per 200 dollari, né per 2 centesimi” promette Sanders, che poi rilancia con la promessa di pubblicare online le sue dichiarazioni dei redditi.
La replica di Clinton, in difficoltà visto il sostegno di gran parte del pubblico al suo sfidante, è debole: “Quando tutti lo faranno – puntualizza – lo farò anche io”.
Il duello continua senza tregua anche su temi legati alla politica estera. Sanders ha costruito la sua campagna elettorale sulla promessa di diminuire i finanziamenti per l’esercito – ha criticato duramente le operazioni statunitensi in Libia – in favore di maggiori fondi destinati alla cultura al fine di rendere gratuito il College agli studenti; Clinton ritiene che le operazioni militari in Libia fossero necessarie ed esclude alcuna responsabilità americana sulla degenerazione della situazione sulle coste africane negli ultimi mesi. L’unico punto di contatto tra i due sfidanti è sulla Nato, entrambi hanno dichiarato che gli alleati europei dovrebbero contribuire di più alle spese per la sicurezza all’interno dell’organizzazione internazionale.
Un’ipotetica vittoria di Hillary Clinton a New York potrebbe mettere fine alle ambizioni di Sanders, in netto recupero dopo le sette vittorie consecutive in altrettanti stati ma ancora troppo indietro per contendere realmente la Presidenza a Clinton e Trump. Sanders, dal canto suo, spera in un miracolo: vincere a New York e convincere l’elettorato di saper rappresentare un’alternativa reale alla politica americana degli anni precedenti.