Il referendum del 17 aprile 2016 è abrogativo per cui un’eventuale vittoria del no lascerebbe la situazione inalterata.
Le ricerche e le attività petrolifere che sono attualmente in corso potranno proseguire fino alla scadenza, dopo di che le compagnie potranno presentare una richiesta di prolungamento, che deve essere approvata in base a una valutazione di impatto ambientale. Se vince il no, oppure se non si raggiunge il quorum, le estrazioni di idrocarburi potrebbero proseguire fino all’esaurimento del giacimento senza scadenza certa.
Visualizza Commenti
Se al referendum del 17 aprile vincesse il SI, entro 5-10 anni le concessioni verrebbero a scadere e quindi l’attività estrattiva dovrebbe cessare. Oggi le concessioni hanno una durata di trent’anni, prorogabili di dieci. Con il Sì non si elimina la possibilità di proroga: ci sarebbe la cessazione nel giro di alcuni anni delle attività attualmente in corso, tra cui quelle di Eni, Shell e di altre compagnie internazionali.
Il Sì al referendum è sostenuto da una rete di comitati, il No Triv, riunito in un coordinamento nazionale (www.notriv.com). I comitati locali sono principlamente nelle regioni interessate dalle trivellazioni.
Per il Sì sono anche le principali organizzazioni ambientaliste, comprese Greenpeace, Legambiente e Wwf.
Una vittoria del Sì avrebbe un effetto politico e simbolico ben più forte dello specifico referendario. Spingendo la politica a fare quei passi verso le energie rinnovabili che in altri paesi europei sono stati fatti negli anni passati e che in Italia sono al palo, o quasi.
I contrari al referendum del 17 aprile non si trovano solo nel governo o tra i petrolieri. Dubbi sono stati espressi anche nella Cgil, che teme la perdita dei posti di lavoro: il progressivo abbandono delle concessioni causerebbe una emorragia di posti di lavoro. Il settore estrattivo occupa circa 40mila persone.
C’è un’altra obiezione, più generale, che i sostenitori del No (o del mancato quorum) avanzano. È quella del fabbisogno energetico. Le trivellazioni nel mare italiano, in particolare quelle entro le 12 miglia oggetto del referendum, estraggono principalmente gas metano coprendo circa il 10% del fabbisogno nazionale. In misura minore si estrae petrolio. In prospettiva anche i sostenitori del NO auspicano la crescita dell’utilizzo delle delle energie verdi ma nel frattempo non si può rinunciare a quello che abbiamo. Andrebbe sostituito da corrispondenti importazioni.
Essendo referendum abrogativo, un’eventuale bocciatura lascerebbe la situazione inalterata: cioè, le ricerche e le attività petrolifere attualmente in corso potranno proseguire fino alla scadenza. Dopo la scadenza, le compagnie potranno presentare una richiesta di prolungamento, che deve essere approvata in base a una valutazione di impatto ambientale.
Se vince il no (o se non si raggiunge il quorum) le estrazioni di idrocarburi non avranno scadenza certa: in molti casi potrebbero proseguire fino all’esaurimento del giacimento.
Il quesito del referendum trivelle del 17 aprile è piuttosto tecnico, e questo potrebbe scoraggiare il voto. Ma punta a una scelta di campo in tema di energia, quindi è un referendum politico, e riguarda tutti.
Sono d'accordo con Elisa. A Giulia dico che nel sindacato le opinioni sono articolate. Io per esempio insieme a molti altri ho firmato un appello di sindacalisti per il sì. Le ragioni sono varie ma sul tema del lavoro penso che in questo paese dobbiamo una volta per tutte fare la pace tra ambiente e lavoro. Altrimenti la transizione energetica non decollerà mai. Difendiamo il lavoro di tutti, di chi pesca, di chi lavora nel turismo e di chi estrae petrolio. Come sostiene Elisa le concessioni si possono richiedere, ma le royalties che pagano sono così basse che rinegoziarle sarebbe per i petrolieri un danno.
Se vi va leggete questo articolo in cui ho approfondito l'argomento e fatemi sapere cosa ne pensate... :) Buon sì! http://www.elenaferro.it/mappa-referendum-17-aprile/
Questo referendum è una bischerata. Ci costerà anche diversi milioni di euro che forse era meglio spendere per tappare qualche buca delle nostre strade. Ma , a parte il merito , quello che mi stupisce è che il Presidente della C.Costituzionale dica che è dovere del cittadino andare a votare per il referendum: forse non sa che è la stessa legge referendaria che prevede che il cittadino si possa astenere dal voto,manifestando così il suo giudizio sul referendum!
Studia, Presidente. Studia!
Mi fa ridere certa gente quando parla di risparmiare sulla decisione del cittadino. E tanto più mi fa ridere quando proviene da un non-eletto presidente del consiglio antidemocratico che ha fatto solo danno. Spero almeno sappiano che la forma di governo che non prevede l'espressione del cittadino si chiama Dittatura. Simili baggianate, se non provengono dal governo corrotto, provengono da profonda ignoranza.
Voto SI perché voglio che si smetta di inquinare e distruggere il nostro pianeta con i combustibili fossili. Voto SI perché voglio che vengano sviluppate le fonti rinnovabili. Voto SI perchè voglio un mondo mondo ecosostenibile. Voto SI perché amo la natura e la mia salute.