Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro tra la delegazione egiziana composta da magistrati e inquirenti e quella italiana per fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni a Il Cairo. Gli inquirenti egiziani hanno lasciato il Centro conferenze internazionali presso la Scuola superiore di polizia di via del Vignola a Roma.
Intanto il pool italiano fa il punto sulle informazioni fornite al momento dall’Egitto. Ed è “probabile che qualche componente della delegazione” di inquirenti egiziani in missione a Roma “incontri la famiglia di Giulio Regeni per presentare condoglianze e rispondere a tutte le domande che essi desiderino porre”, si apprende da fonti egiziane.
Due magistrati e quattro dirigenti di Polizia e Servizi egiziani si sono seduti di fronte al procuratore Giuseppe Pignatone, al suo sostituto Sergio Colaiocco, agli investigatori di Ros e Sco. Ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha voluto ricordare che “non sarà accettato nessun tentativo che provi a svicolare dalla verità”.
Gli egiziani hanno presentato un dossier di tremila pagine (erano duemila fino a due giorni fa) con “oltre 200 verbali di testimonianza”. Con il procuratore generale aggiunto Mostafa Soliman e Mohamed Hamdy, suo segretario, sono arrivati a Roma il generale Adel Gaffar della Sicurezza Nazionale, il “comandante” Mostafa Meabed, l’ufficiale Ahmed Aziz e al posto del brigadiere generale Alal Abdel Megid dei servizi centrali della polizia egiziana, il generale Alaa Azmi, indicato come “vice-direttore delle indagini criminali di Giza”.