Un maxiblitz nell’Agrigentino condotto dai carabinieri ha portato l’esecuzione di 7 ordinanze di custodia cautelare. Si tratta di un provvedimento giunto nell’ambito di una operazione che ha colpito persone ritenute vicine al boss latitante Matteo Messina Denaro. L’accusa per gli indagati è di associazione mafiosa.
L’ordinanza è stata emessa dal gip di Palermo su richiesta della locale Procura distrettuale. Colpito il mandamento mafioso di Sambuca di Sicilia (Agrigento). “Le indagini hanno consentito di individuare gli assetti di vertice del sodalizio mafioso agrigentino“.
Ma non solo, perché è stato possibile “documentare il ruolo di cerniera svolto nei confronti delle articolazioni di Cosa nostra operanti nella Sicilia occidentale e il collegamento con il latitante Matteo Messina Denaro“, dicono gli inquirenti.
Questi i nomi degli arrestati: Giuseppe Genova, Andrea La Puma, Salvatore La Puma, Gaspare Ciaccio, Vincenzo Buscemi, Massimo Tarantino, Luigi Alberto La Sala.
Le indagini si sono concentrate sul principale esponente della cosca, Leo Sutera detto “il professore” ritenuto nel periodo 2010 – 2012 il capo della provincia di Agrigento e, pertanto, in contatto con i vertici delle province di Trapani e Palermo.
Sono quindi stati documentati una serie di riservati incontri tra il citato boss con esponenti mafiosi delle province di Agrigento e Palermo nelle campagne di Sambuca di Sicilia. Il livello dei personaggi interessati e le modalità di svolgimento degli incontri hanno fatto comprendere come gli incontri fossero funzionali alla pianificazione di comuni strategie criminali di portata ultra provinciale.
Secondo quanto reso noto dagli inquirenti, le riunioni avevano luogo nella campagne di Sambuca di Sicilia ed erano caratterizzate da rigidi protocolli di sicurezza. Infatti, gli incontri non avvenivano mai nello stesso luogo ma sempre in punti differenti, mai all’interno di fabbricati e, come ulteriore esasperata forma di prudenza, sempre in movimento, nel senso che i partecipanti erano soliti camminare per i campi allo scopo di neutralizzare l’eventuale presenza di microspie.
In tale ambito, Sutera si avvaleva di un collaudato e fedele circuito di favoreggiatori incaricato di procedere ai sopralluoghi dell’area scelta per gli incontri, costituire una cintura di sicurezza della zona e prelevare i partecipanti in luoghi convenuti per poi portarli al cospetto del capo mafia.