Cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse nei confronti del capo famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, Mariano Saracino, 69 anni, e di altri quattro affiliati, tra cui alcuni imprenditori, per le ipotesi di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, danneggiamento aggravato, fittizia intestazione aggravata, frode nelle pubbliche forniture e furto.
Impegnati nell’operazione denominata “Cemento del Golfo” i carabinieri della Compagnia di Alcamo e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani.
L’operazione, si legge in un comunicato, rientra “nel quadro delle attività investigative finalizzate alla ricerca di Matteo Messina Denaro ed al depotenziamento del sistema economico-imprenditoriale riconducibile a Cosa Nostra trapanese che vede a capo il latitante”.
Sequestrata anche una società di distribuzione petroli, la ‘Sp carburanti’: tra gli arrestati figura anche un imprenditore antiracket, Vincenzo Artale di 64 anni. Tra gli altri coinvolti Vito Turriciano, 70 anni, Vito e Martino Badalucco, padre e figlio.
Saracino, condannato a 10 anni per essere stato il “cassiere” della cosca di Castellammare e il “ministro delle Finanze” della cupola provinciale guidata da Messina Denaro, per la sua abilità ad occuparsi di appalti e finanziamenti pubblici, ha scontato la pena, ed è ritenuto dagli investigatori dell’Arma il capo delle “famiglie” mafiose di Castellammare del Golfo. Nonostante la confisca di un patrimonio da 45 milioni di euro, Saracino non si è ritrovato impoverito e si è gettato sempre più nel mercato delle forniture di inerti e cemento. L’uomo negli ultimi anni sarebbe riuscito a monopolizzare le forniture di cemento.
Secondo gli inquirenti, Saracino avrebbe imposto in cantieri pubblici, come quelli per i lavori al cimitero di Castellammare o la manutenzione di un tratto stradale dell’Anas in territorio di Alcamo, ma anche in cantieri privati, la fornitura di cemento che arrivava dall’impresa di Artale.
Alcuni imprenditori vessati hanno anche deciso di collaborare, raccontando degli incontri con Saracino o con suoi emissari. L’ordinanza ha previsto anche il sequestro, sempre a Castellammare del Golfo, di un’azienda di vendita carburanti, la Sp Carburanti srl, intestata ad una coppia prestanome di Saracino. Un impianto che avrebbe avuto come specialità la vendita abusiva di carburante agricolo.
A MAGGIO IL TRIBUNALE ANNULLA IL PROVVEDIMENTO DI SEQUESTRO DEI BENI DI ARTALE
Il Tribunale del riesame ha annullato il provvedimento di sequestro dei beni, valutati 5 milioni di euro, a carico dei parenti dell’imprenditore alcamese Vincenzo Artale, indagato nell’ambito dell’inchiesta “Cemento del Golfo”.