É stata organizzata presso il Senato della Repubblica una conferenza stampa a cui hanno partecipato i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto. I genitori di Regeni hanno ripercorso la vita di Giulio, lanciando il proprio appello per trovare la verità, in risposta alla versione fornita dalla polizia egiziana, che ritiene chiuso il caso.
La conferenza stampa è stata aperta da Luigi Manconi, presidente della commissione tutela e promozione dei diritti umani, che ha rilasciato dichiarazioni pesantissime: “Mai ci saremmo aspettati che nella notte del 24 marzo, venisse comunicata una versione “definitiva” sulla morte di Giulio assolutamente grottesca, con 5 colpevoli infallibilmente morti che erano soliti travestirsi da poliziotti (tesi proposta dalle autorità egiziane all’inizio delle indagini).”
“Paola e Claudio Regeni, di fronte a tali menzogne e oscenità del ministero dell’interno egiziano, sentivano il bisogno di far esprimere la propria voce, finora chiusa nel proprio dolore: la verità su Giulio non va consegnata all’oblio”, ha concluso Manconi, il quale ha anche spronato il parlamento ad una maggiore determinazione sulla vicenda.
La signora Paola Regeni ha detto: “Non è un caso isolato: tanti egiziani hanno avuto la sua stessa sorte. Giulio era solo un ricercatore, non era una spia. Sono state fatte ricostruzioni grottesche: vogliamo la verità. Non è facile essere qui, ma è un dolore necessario”.
Straziante il passaggio sul momento del riconoscimento: “Sul quel volto ho visto riversato il male del mondo: era diventato un viso piccolo piccolo. Abbiamo faticato a trovare qualcosa di Giulio in quel corpo: solo dalla punta del suo naso siamo riusciti a riconoscerlo”.
I deputati 5 stelle della commissione Affari Esteri attendono l’arrivo degli investigatori egiziani a Roma: “Per il 5 aprile si attende l’arrivo degli investigatori egiziani a Roma, vogliamo augurarci di non assistere a un’altra messinscena e che invece la loro visita costituisca, finalmente, il primo passo per far luce su quanto accaduto. Semmai questo non dovesse verificarsi, l’auspicio è che il governo italiano si faccia sentire interrompendo ogni relazione col Cairo, a partire dall’immediato ritiro del nostro ambasciatore”.