La prima forma di vita sintetica è stata realizzata in laboratorio dal geniale Craig Venter. Si tratta di un batterio sintetico con un Dna ‘minimo’ in grado di farla sopravvivere, si chiama Syn 3.0, ha appena 473 geni e ognuno di essi svolge una funzione indispensabile alla vita.
Su questo assetto comune a tutti i viventi sarà possibile in futuro innestare specifiche funzioni per ottenere batteri con specializzazioni particolari, come produrre biocarburanti o bonificare terreni e acque contaminati.
L’istituto nel quale sono state condotte le ricerche è il “Craig Venter Institute“. Per i ricercatori, guidati da Clyde Hutchinson, “ogni genoma contiene le istruzioni per le funzioni universali comuni a tutte le forme di vita”.
Lo hanno raggiunto lavorando anno dopo anno sullo stesso batterio sul quale, all’inizio degli anni 2000, avevano condotto le prime ricerche, il Mycoplasma mycoides, o SYn 1.0, nella versione sintetica ottenuta nel 2010.