La Polizia ha messo a segno un nuovo blitz contro la ‘Ndrangheta eseguendo 19 provvedimenti cautelari, tra cui 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere, sei agli arresti domiciliari e due obblighi di dimora, su ordine della Direzione distrettuale antimafia.
I reati contestati vanno dall’associazione mafiosa, al concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto di materiale esplosivo, intestazione fittizia di beni e rivelazione del segreto d’ufficio. Ad essere state colpite sono le cosche della ‘ndrangheta reggina facenti capo alle famiglie De Stefano, Franco, Rosmini, Serraino e Araniti. Eseguite anche numerose perquisizioni. L’indagine che ha portato agli arresti è partita dai due attentati compiuti nel 2014 ai danni del ‘Bar Malavenda’ di Reggio Calabria, uno dei locali storici della città.
Reggio Calabria 17 arresti e 2 obblighi di dimora, la “talpa” era una ex impiegata del tribunale le intercettazioni pic.twitter.com/1itPNZKGyB
— Polizia di Stato (@poliziadistato) 15 marzo 2016
Gli investigatori sono riusciti a scoprire come gli esponenti delle cosche di Reggio Calabria gestivano una serie di attività economiche operanti in diversi settori imprenditoriali, attribuendone la titolarità formale a terzi persone per eludere i controlli delle forze dell’ordine e le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione. Il valore stimato delle aziende e degli altri beni sequestrati è di dieci milioni di euro.
L’operazione odierna, denominata “Sistema Reggio”, in particolare colpisce capi, gregari e soggetti vicini alle cosche aderenti al cartello Condelliano, unite nella spartizione dei guadagni delle estorsioni nei confronti di commercianti ed operatori economici di Reggio Calabria. I clan fanno assumere agli esercizi commerciali dipendenti graditi alle organizzazioni criminali e ed esercitano la potestà di regolamentazione dell’esercizio del commercio, autorizzando o meno l’apertura di esercizi commerciali nei quartieri che controllano.
Tra gli arrestati vi è anche un’impiegata del Tribunale di Reggio Calabria, Maria Angela Marra Cutrupi, di 52 anni, con l’accusa di avere informato alcuni indagati dell’esistenza di un’inchiesta a loro carico. Con la presunta “talpa” è finito in manette, con la stessa accusa, il marito della donna, Domenico Nucera, al quale la moglie avrebbe rilevato le informazioni coperte da segreto, apprese negli uffici giudiziari, che sarebbero poi state riferite dall’uomo al fratello Carmelo Salvatore Mucera. Quest’ultimo e’ stato arrestato con un’altra persona, Giovanni Carlo Remo, per concorso esterno in associazione mafiosa. In manette il presunto boss Giorgio De Stefano, di 68 anni.