“Kung fu Panda 3″ è un film straordinario. La saga, sin dal primo capitolo, ha affrontato temi filosofici e spirituali piuttosto complessi e anche questa volta ci sono nuove domande che il panda Po deve affrontare e alle quali deve provare a rispondere.
Maestro Shifu all’inizio del film gli dice che adesso toccherà a lui insegnare il kung fu ma ovviamente la prima lezione sarà un disastro… Po vorrebbe arrendersi quando al ristorante di Mr. Ping arriva il suo padre biologico, Li Shan, condotto fino a lì da un “messaggio da parte dell’universo”.
Ma dal regno degli spiriti torna il cattivissimo Kai, che per anni aveva combattuto al fianco di Oogway: quando però la sua sete di potere aveva preso il sopravvento il maestro lo aveva messo in esilio. Adesso però lui si sta impadronendo del “chi” di tutti i maestri di kung fu diventando potentissimo. Gli manca solo quello del guerriero dragone.
Per sconfiggere Kai ci vuole un maestro che sappia padroneggiare il “chi”, la forza, l’energia che risiede in ognuno di noi. Per questo Po segue suo padre Li fino al villaggio segreto dei panda per capire come fare. Ma suo padre gli ha mentito, lui non sa come si faccia, aveva solo voglia di non perderlo di nuovo. Po allora capisce come addestrare gli altri panda: seguendo le inclinazioni di ognuno di loro e spronandoli a essere loro stessi al meglio delle proprie capacità.
Ma quando la battaglia finale si farà dura, tutti impareranno a guardare dentro di loro e a unire il loro “chi”. Li Shan capirà di essere “padre”, Tigra “un’amica” e Mr. Ping “famiglia”. Tutta la loro energia confluirà in Po che finalmente troverà la sua strada e saprà chi è veramente.
Tanti sono i messaggi che questo film regala, partendo da una famiglia non convenzionale, fatta da due papà e da tantissimo amore. E la ricerca di sé senza accontentarsi mai: “Se fai solo quello che sai fare, non sarai mai più di quello che sei ora”, dice maestro Shifu. Un consiglio che vale la pena seguire.