Due macedoni e un tunisino sono stati colpiti da tre ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri del Ros nell’ambito dell’operazione anti-Isis “Akhi” a Roma. Un’ordinanza è stata notificata in carcere al macedone di 41 anni Vulnet Maqelara, alias Carlito Brigande, mentre l’altra al tunisino di 29 anni, Firas Barhoumi, foreign fighter di stanza in Iraq.
Il terzo straniero finito in manette è il ventiseienne macedone Abdula Kurtishi, evaso da un carcere del suo Paese ed in contatto con Brigante. L’uomo è stato arrestato la scorsa notte a Roma per evasione e possesso di documenti falsi.
Carlito Brigande era ricercato dall’autorità giudiziaria macedone per reati contro la persona ed il patrimonio, ma nel corso della perquisizione della casa dove si rifugiava, effettuata subito dopo l’arresto, l’attenzione dei carabinieri è stata richiamata da alcune lettere scritte a mano.
Le frasi erano in arabo e alcune fotografie facevano sospettare una sua adesione al radicalismo islamista. È emerso che nei giorni immediatamente precedenti al suo arresto Brigande era in contatto via chat con Firas Barhoumi, che già in quel periodo si trovava in Iraq.
Brigande, radicalizzato da Barhoumi durante un periodo di detenzione comune, tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, sarebbe stato in procinto di partire per l’Iraq per unirsi alle milizie del Daesh. E Barhoumi si sarebbe offerto come volontario per compiere in Iraq una missione suicida con un’autobomba contro gli “infedeli”.
“Prendo una macchina con l’esplosivo dentro per fare un’operazione contro i ‘kuffar’ (miscredenti, ndr)”. Si sente in uno dei messaggi vocali rintracciati dai carabinieri del Ros che il tunisino Firas Barhoumi manda al macedone Carlito Brigande.