“Per i quattro italiani rapiti in Libia non è stato pagato alcun riscatto“. Questa la versione ufficiale del governo italiano firmata Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri, riferendo in Senato. Gentiloni ha poi spiegato come non siano “mai emersi elementi di riconducibilità a Daesh“.
“Non è mai giunta alcuna rivendicazione. L’ipotesi più accreditata è quella di un gruppo criminale filo-islamico operante tra Mellita, Zuwara e Sabrata”. E sul possibile intervento dell’Italia in Libia, Gentiloni ha voluto porre un freno alle voci degli ultimi giorni.
“Lavoriamo per rispondere ad eventuali richieste di sicurezza del governo libico, niente di più niente di meno, nel rispetto della Costituzione e solo dopo il via libera del Parlamento – spiega – Il governo non si farà trascinare in avventure inutili e perfino pericolose per la nostra sicurezza nazionale”.
Il governo, ribadisce il ministro degli Esteri, non è sensibile “al rullar di tamburi e a radiose giornate interventiste ma interverrà se e quando possibile su richiesta di un governo legittimo. Bisogna combinare fermezza, prudenza e responsabilità”.
“Il Parlamento deve interrogarsi – ha concluso Gentiloni – su quale sia il nostro interesse nazionale, e cioè quello di evitare che il processo di disgregazione in atto prosegua o addirittura si acceleri, evitare il collasso della Libia che trasformerebbe il Paese in una polveriera“.