Il sindaco di Monreale, in provincia di Palermo, è indagato per corruzione per un atto d’ufficio e corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio.
Al sindaco Piero Capizzi, sostenuto dal centrosinistra, come ha anticipato Repubblica, la notifica di garanzia della Procura della Repubblica è arrivata in questi giorni, insieme ad altre 52 persone tra dipendenti dell’ex Società Alto Belice Ambiente, che gestiva i rifiuti nel territorio dell’ex ATO Palermo 2, e imprenditori.
Nel dicembre 2013, quando il territorio si trovava in piena emergenza rifiuti, il sindaco Capizzi, nelle vesti di consigliere comunale, avrebbe assunto il ruolo di “istigatore o determinatore” di uno degli indagati principali dell’inchiesta, Giuseppe Pupella, considerato dagli inquirenti il fulcro dell’organizzazione, che avrebbe così acconsentito alla richiesta di un esercente monrealese di smaltire dei rifiuti solidi urbani, ricevendone in cambio panettoni e spumante.
Per quanto riguarda gli altri 52 indagati su cui pesano differenti capi d’imputazione formulati dal sostituto procuratore Enrico Bologna, l’accusa è quella di aver fatto parte di un’organizzazione illecita volta ai furti di carburante, con la complicità di una ditta di distribuzione di carburante. I furti sarebbero avvenuti direttamente dai serbatoi della società che gestiva i rifiuti, falsificando talvolta l’attestazione di consumi di carburante a fronte di rifornimenti mai effettuati o effettuati per un quantitativo minore, in modo da consentire un ingiusto profitto ai titolari dell’impianto di distribuzione convenzionato.
Tra gli altri reati contestati ci sono l’illecito smaltimento di rifiuti pericolosi e non, su commissione di privati corruttori mediante l’indebito impiego di mezzi e risorse della stessa società, condotte fraudolente ai danni della società, falsa attestazione della presenza in servizio di alcuni dipendenti.
Un altro filone d’indagine riguarda lo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi consegnati da due aziende monrealesi al Pupella e ad alcuni autisti in cambio di denaro. Il servizio sarebbe stato svolto utilizzando i mezzi della stessa società, al costo di 20/30 euro a viaggio. In un episodio sarebbe stato prelevato anche un fusto di amianto.