All’indomani dell’attentato di Ankara nel quale sono morte 28 persone, oggi c’è stato una nuova esplosione, nel sud del Paese, a Diyarbakir. Bersaglio, ancora una volta, un convoglio militare. Questa volta, le vittime sono sette e tutte militari. Ci sono anche numerosi feriti.
Intanto l’attentatore suicida che ieri si è fatto esplodere con un’autobomba al passaggio di un convoglio militare nel centro di Ankara, è stato identificato come un cittadino siriano di nome Saleh Nejar. Lo rivela il quotidiano Sabah, citando fonti della sicurezza turca.
Secondo il quotidiano Sozcu era un membro delle milizie curdo-siriane dell’Ypg. L’uomo, 24 anni, sarebbe stato identificato attraverso le impronte digitali e secondo i media locali, che citano fonti vicine all’indagine, era entrato in Turchia a luglio come rifugiato dalla Siria.
Ieri l’autorità radiotelevisiva turca (Rtuk) ha imposto un divieto di trasmissione delle immagini dell’esplosione dell’autobomba. Misure analoghe di censura sono prese spesso dalle autorità turche in occasione di attacchi terroristici.
Immediata la reazione del governo di Ankara. L’aviazione militare turca ha colpito alcuni obiettivi del Partito Curdo dei Lavoratori (Pkk) nel nord dell’Iraq. Il Pkk replica attraverso Cemil Bayik, uno dei leader storici dell’organizzazione, citato dall’agenzia di stampa filo-curda Firat: “Non sappiamo chi ha compiuto l’attacco di Ankara, ma potrebbe essere stata una rappresaglia per i massacri in Kurdistan”.
Il premier turco Ahmet Davutoglu ha annullato il suo viaggio a Bruxelles, previsto per oggi e ha annunciato che in merito all’attentato di ieri, sono state arrestate 9 persone.