Sconvolgenti le rivelazioni che arrivano da Il Cairo con la relazione stilata dopo l’autopsia sul corpo di Giulio Regeni. Segni di scosse elettriche sui genitali, lesioni traumatiche, tagli inferti con lame affilate su tutto il corpo, lividi e abrasioni, sette costole rotte e un’emorragia cerebrale. Segni inconfondibili delle torture presenti sul cadavere del ricercatore ucciso. Lo rivelano fonti medico-legali all’agenzia Reuters. L’autopsia è stata secretata dalla Procura de Il Cairo.
C’è chi è ormai convinto che la storia della morte di Giulio resterà avvolta dal segreto di Stato, soprattutto dopo le indiscrezioni del New York Times, secondo cui Regeni sarebbe stato portato via dalla polizia egiziana il 25 gennaio, probabilmente perché scambiato per una spia. Ulteriori dettagli rivelati dal giornale statunitense riguardano il fatto che avrebbe trovato un testimone che sostiene che il fermo dell’italiano sarebbe stato “ripreso da quattro telecamere di sorveglianza” di altrettanti negozi del quartiere.
La magistratura egiziana intanto sta visionando registrazioni di videosorveglianza della zona dove è scomparso Giulio Regeni. Lo confermano fonti nella capitale egiziana rimandando ad informazioni rilanciate dal sito egiziano al Watan. “I responsabili della Procura”, ha scritto il sito, “continuano a visionare le videocamere dei negozi e di certi appartamenti”.
Il legale della famiglia del ricercatore friulano, Alessandra Ballerini, ha invitato però alla cautela: “È difficile avere riscontri su testimonianze egiziane, dobbiamo fidarci delle fonti ma intanto viene pubblicato di tutto”, ha detto, esprimendo fiducia nelle indagini condotte dalla Procura di Roma.
Lo ‘scoop’ del Nyt è arrivato nel giorno in cui gli attivisti egiziani hanno denunciato nuovi casi di ‘desaparecidos’: 66 nel solo mese di gennaio – e “43 casi di sospette torture in carcere” – che si vanno ad aggiungere alle centinaia di casi dell’ultimo anno. E all’indomani delle vibranti proteste di piazza dei medici contro la brutalità della polizia.