Il peggio sembra essere alle spalle, il picco stagionale dell’influenza è stato infatti raggiunto. Il numero di italiani contagiati ha raggiunto quota due milioni dall’inizio della stagione. Guai però ad abbassare la guardia, le insidie non sono ancora finite.
“Bisogna considerare che al di fuori del periodo di picco dei contagi, la maggioranza dei casi riportati non è vera influenza, bensì si tratta di sindromi parainfluenzali – spiega Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità – solo nella fase del picco la maggioranza dei casi è riferibile ai virus dell’influenza veri e propri”.
Per Rezza, però: “È bene ricordare che l’influenza è una malattia che si ‘autolimita’, e cioè tende a risolversi spontaneamente in 3-5 giorni quindi non c’è granché da fare per combatterla se non attendere che faccia il suo corso. Se i sintomi sono particolarmente fastidiosi e la febbre è alta ci vuole l’antipiretico”.
“In genere si consiglia il paracetamolo perché l’aspirina può dare effetti collaterali , specie ei bambini- Per gli adulti – sottolinea l’esperto – c’è la possibilità di prendere anche aspirina o novalgina, ma non vi sono differenze dimostrate nell’utilizzo di un farmaco piuttosto che un altro”.
Cosa fare se i sintomi sono più gravi? “Ci sono anche dei farmaci diversi, i cosiddetti ‘inibitori della neuroamidasi‘ – antivirali veri e propri ma anche questi riducono di poco i sintomi e abbreviano poco il decorso della malattia, e comunque non sono raccomandati se non in casi eccezionali di persone ad alto rischio di complicanze”.
“Va anche ricordato che in corso di influenza non si danno antibiotici, ma questi possono essere prescritti in seguito e solo qualora comparissero complicanze di tipo batterico”, conclude Giovanni Rezza.