Anche il nostro cervello segue il ciclo stagionale e lo spiega una ricerca eseguita da un’equipe di neuroscienziati dell’Università belga di Liegi. Il cervello che in estate e in inverno, per svolgere gli stessi compiti, si serve di aree cerebrali differenti.
Per poter scoprire il nesso fra cambiamento stagionale e capacità cognitive, sono stati coinvolti 28 volontari (14 uomini e 14 donne di circa 20 anni) e sono stati sottoposti ad una serie di test in diversi periodi dell’anno. L’obiettivo era quello di isolare i ragazzi, rispetto a fattori stagionali ed esterni, per circa quattro giorni e mezzo e sottoporli a condizioni costanti, con il controllo di temperatura e luce. Dopo questo periodo di ‘reclusione’, ai volontari sono stati somministrati due test: uno volto a misurare la capacità di attenzione, l’altro teso invece ad analizzare compiti intellettuali più complessi che interessavano la memoria a breve termine. Intanto, mentre i soggetti eseguivano le attività richieste, gli scienziati eseguivano una risonanza magnetica per osservare le aree cerebrali coinvolte dalle azioni. I dati emersi hanno così rivelato che le risorse cerebrali utilizzate dai soggetti variano in base alle stagioni.
I dati dell’esperimento dimostrerebbero che le prestazioni del nostro cervello rimangono costanti per tutto il corso dell’anno, quello che cambia però sono le risorse che l’organo mette in azione per effettuare i diversi compiti. Il picco massimo di attivazione del cervello si presenta a giugno, in corrispondenza del solstizio d’estate, mentre il livello minimo si attesta d’inverno, verso metà dicembre.
È stato documentato inoltre come la stagionalità influenzi il funzionamento del corpo, per non parlare del comportamento e dell’umore. Si è constatato, per esempio, che i concepimenti si concentrano in inverno e in primavera, mentre il tasso di suicidi aumenta durante la bella stagione. Non c’è da sorprendersi, dunque, che alcune funzioni cerebrali vengano influenzate dal ciclo stagionale.