Nessuna apertura dalla Cei, l’equiparazione tra matrimonio e unioni civili non può essere ammessa. “L’introduzione di un’alternativa alla famiglia – si legge nel comunicato della Conferenza episcopale italiana – è stata affrontata all’interno della più ampia preoccupazione per la mutazione culturale che attraversa l’Occidente”.
Per la Cei bisogna “difendere la famiglia e l’identità della sua figura naturale”. La Cei spiega che “le difficoltà e le prove della famiglia – e insieme la sua bellezza, centralità e unicità – sono state ampiamente sottolineate dai Vescovi, a ripresa e approfondimento dei contenuti offerti nella prolusione del Card. Bagnasco“.
Nel documento su ricorda tra l’altro “l’identità propria e unica dell’istituto matrimoniale e la richiesta di politiche familiari consistenti ed efficaci”. “Sul piano delle nuove povertà il Consiglio Permanente si è fatto interprete di una Chiesa vicina alla gente, della quale non ha esitato a farsi voce”, si legge ancora.
“Ecco le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, molte delle quali si trovano a non saper soddisfare nemmeno i bisogni primari – sottolineano i Vescovi – ecco la piaga della disoccupazione, per affrontare la quale non bastano i richiami alla solidarietà, ma serve una nuova, forte imprenditorialità e un welfare di comunità; ecco la preoccupazione per l’inverno demografico, la richiesta di maggior sostegno per i diritti dei figli – a partire dal concepimento – e la denuncia per l’assenza di politiche familiari efficaci“.