Il primo presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, nominato un mese fa, lancia, nel suo primo discorso pubblico, un chiaro messaggio alla politica e alle sue istituzioni: “Sarebbe auspicabile che il legislatore evitasse di intervenire sul tessuto normativo con modifiche troppo frequenti, spesso ispirate a logiche emergenziali poco attente ai profili sistematici dell’ordinamento”.
Contro l’immigrazione clandestina, “la risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa, mentre la sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo, fino al più rigoroso provvedimento di espulsione, darebbe risultati concreti” sottolinea, Giovanni Canzio, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016, ricordando che sulla questione è “in atto una riflessione del Parlamento e del Governo”.
La lotta a “ogni forma di criminalità organizzata o terroristica, anche quella internazionale di matrice jihadista”, deve essere condotta “nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato”, ha detto poi Canzio. “Diversamente tradiremmo la memoria” dei magistrati “caduti in difesa dei più alti valori democratici”, come Emilio Alessandrini, “e non faremmo onore al giuramento di fedeltà che abbiamo prestato”.
Canzio esamina anche la prescrizione del reato, che definisce, così come è stata modificata, “irragionevolmente continua a proiettare la sua efficacia pure nel corso del processo, dopo l’avvenuto esercizio dell’azione penale o addirittura dopo che è stata pronunciata la sentenza di condanna di primo grado, mentre sarebbe logico, almeno in questo caso, che il legislatore ne prevedesse il depotenziamento”.