Il magistrato Massimo Russo rinuncia all’incarico di commissario straordinario dell’Ospedale Israelitico di Roma. La figura di Russo era stata indicata a dicembre dal prefetto di Roma, Franco Gabrielli, in ragione della grande esperienza amministrativa del magistrato che per 5 anni – tra il 2008 e il 2012 – ha ricoperto il ruolo di assessore alla Sanità della Regione siciliana riuscendo a ottenere straordinari risultati in termini di contenimento dei costi e miglioramento dei servizi.
Massimo Russo aveva accettato l’incarico ma, essendo in servizio a Napoli come giudice di sorveglianza (era stato costretto dal regolamento a lasciare la Sicilia nel 2012, dopo la fine dell’incarico di assessore), doveva attendere l’ok del Csm per il collocamento fuori ruolo. Il voto della terza commissione del Csm, nei giorni scorsi, era stato negativo (4 no e due sì) ma la scelta definitiva è di competenza del plenum del Csm che ancora non si è espresso e che ha inserito la richiesta nella prossima seduta.
Russo, con una lettera molto garbata ma al tempo stesso carica di amarezza, ha scritto al Csm per revocare l’assenso al collocamento fuori ruolo, di fatto rinunciando all’incarico che il prefetto Gabrielli gli aveva riservato, d’intesa con il Ministro della Salute Lorenzin e il presidente dell’Anac Cantone, per risanare l’ospedale romano dopo lo scandalo dello scorso ottobre che portò all’arresto di 14 persone, tra cui il direttore generale Antonio Mastrapasqua, per una presunta truffa di svariati milioni. Nella lettera, Massimo Russo fa riferimento fra l’altro al fatto che proprio qualche settimana fa il Csm aveva deciso favorevolmente per il collocamento fuori ruolo della collega Raineri richiesto dal commissario di Roma, il prefetto Tronca.
La decisione di Russo dunque alimenterà e inasprirà nuovamente il dibattito sulla eccessiva discrezionalità che il Csm utilizza per simili decisioni. Russo infatti auspica che si possa “pervenire alla determinazione di regole chiare e certe che eliminino, o almeno riducano, i margini di discrezionalità delle scelte in tale materia”. Ed evidentemente la scelta del Csm rappresenta una implicita bocciatura per le importanti cariche istituzionali che avevano individuato in Russo la persona più adatta a ripristinare il regolare funzionamento e la legalità all’interno del prestigioso ospedale romano.
Russo scrive che “avendo ascoltato l’articolato dibattito del plenum di mercoledì scorso sulla delicata e complessa tematica del fuori ruolo, ritengo doveroso riconsiderare il mio assenso per consentire, nel prevalente e superiore interesse di tutti i magistrati, che esso possa proficuamente svilupparsi senza essere condizionato dalla contingenza della decisione della mia pratica e potere auspicabilmente pervenire alla determinazione di regole chiare e certe che eliminino o almeno riducano i margini di discrezionalità delle scelte. Mi spiace aver dovuto constatare, e non posso non sottolinearlo con grandissima amarezza, che proprio in concomitanza delle sedute della commissione chiamata ad istruire il procedimento del mio fuori ruolo, un organo di stampa ha pubblicato due distinti articoli riportanti talune circostanze destituite di fondamento ma idonee ad ingenerare nell’opinione pubblica il convincimento che nella mia scelta non ci fosse alcuna valenza istituzionale, nessun interesse professionale, ma soltanto il (meschino) perseguimento di meri interessi economici (fuori ruolo per il doppio stipendio!), ledendo in tal modo la mia immagine e la mia dignità. Anche per tutelare la mia storia umana e professionale faccio un passo indietro, non essendo bastevole, a questo punto, nemmeno la rinuncia a qualsivoglia forma di compenso, peraltro non ancora determinato né allo stato determinabile, connesso all’incarico.