C’è stato nel 2015 un vero e boom di richieste per l‘aumento non chirurgico del pene: l’intervento si chiama in modo tecnico lipopenoscultura.
Il paziente “tipo” che decide di sottoporsi a questo tipo di intervento di solito ha tra i 40 e 60 anni, è sposato e ha una relazione stabile. Di norma sono uomini sposati in seconde nozze con donne più giovani.
A spiegare di che si tratta medico estetico Pietro Martinelli: “L’intervento di lipopenoscultura consiste nell’utilizzare il grasso del paziente, di solito quello dell’addome, per aumentare tramite iniezioni il diametro del pene”.
Niente sala operatoria o degenza: in un’ora e con un’anestesia locale ci si ritrova con un pene dalle dimensioni maggiore. “È la soluzione ideale per quelli che soffrono della cosiddetta ‘sindrome da spogliatoio’, un complesso che colpisce alcuni uomini quando si trovano occasionalmente nudi di fronte ad altri – sottolinea Martinelli – L’intervento infatti non modifica le prestazioni sessuali e l’erezione non viene disturbata dall’aumento di dimensione del pene”.
La lipopenoscultura si articola in due fasi: prima si preleva del grasso dal paziente, di solito dall’addome, dalla zona sovra pubica, quindi lo si inietta nel pene per aumentare il diametro ma anche la lunghezza, in quanto il volume del grasso presente nella sede sovra pubica riduce appunto la lunghezza del pene stesso.
È possibile eseguire interventi in un secondo tempo anche per raggiungere dimensioni maggiori ma che non dovranno superare un aumento volumetrico del 30/40%.
Il decorso post-operatorio non è particolarmente gravoso: il dolore di solito è nullo o di poca entità e si cura con degli analgesici. Si richiede poi l’astensione dall’attività sessuale per 3/4 settimane e un’accurata igiene personale. Le funzioni fisiologiche non sono per nulla ostacolate.