Quando si soffre di emicrania resta un “segno” nel nostro cervello, che per la prima volta è stato fotografato. L’immagine, sulla copertina di febbraio della più importante rivista scientifica internazionale del settore, Cephalalgia, è il risultato dello studio di un gruppo di ricerca napoletano della Seconda Università di Napoli.
Grazie a questi importanti risultati, Antonio Russo, coordinatore del Centro Cefalee dell’AOU-SUN ha spiegato che sarà possibile “gettare le basi per una più completa caratterizzazione dei pazienti emicranici non solo dal punto di vista della ricerca scientifica ma anche della gestione clinica e terapeutica”.
Quella che i ricercatori chiamano “aura visiva”, può mostrarsi come uno scintillio luminoso o al contrario come una macchia cieca nell’ambito del campo visivo ed accompagna, più spesso precede, un attacco emicranico.
“Purtroppo, molto frequentemente – prosegue il professore Alessandro Tessitore, coordinatore della ricerca – i pazienti con episodi di emicrania con aura o ancor di più con aura senza emicrania sono costretti a peregrinare per diversi specialisti in attesa di una diagnosi corretta e di una conseguente terapia appropriata”.
Ogni anno il mal di testa colpisce più di 1.200 pazienti: questo nuovo studio potrebbe porre le basi per una migliore gestione dal punto di vista terapeutico.