Due giorni. Il Governo prende ancora due giorni di tempo per tentare di trovare un consenso il più ampio possibile sul testo di legge sulle Unioni civili e così la calendarizzazione in Aula al Senato del ddl Cirinnà slitta al 28 gennaio.
Renzi sa che il terreno sotto i suoi piedi è franoso: il centrodestra, guidato da Silvio Berlusconi, si è compattato sul no – “siamo favorevoli alle unioni civili, ma non al testo così come è stato scritto”, ha detto il leader di Fi; i cattolici del Pd chiedono lo stralcio della stepchild adoption, i centristi hanno chiuso ad ogni mediazione, la minoranza Dem potrebbe approfittarne per creare problemi a Renzi. E sul versante Cinque stelle c’è il fondato timore che alla fine i senatori grillini si sfileranno sull’adozione per il figlio del partner.
Di fronte a questo caos di posizioni, ieri un vertice Dem infuocato. La linea ufficiale del Pd è di votare il testo, ma le posizioni all’interno del partito restano ancora distanti. E Matteo Renzi, pur temendo questo scenario, ha annunciato che il Parlamento “avrà piena libertà di coscienza” sul tema spinoso della stepchild adoption. D’altronde, un nuovo rinvio non sarebbe possibile perché gli occhi di tutta la società civile e delle associazioni Lgbt sono puntati su Palazzo Madama.
Ad accendere la polemica Gay.it che ha messo in Rete nomi e foto degli esponenti dei 37 membri del Pd che si oppongono. “Li pubblichiamo (indicando anche il collegio di appartenenza) – si legge – con beneficio di inventario, scusandoci con chi erroneamente possa essere stato inserito in questa lista”.
I senatori citati parlano di “squadrismo”. “Il gruppo Pd del Senato ha un ruolo significativo e come sempre al suo interno si confronterà nel merito”, dichiaranoVincenzo Cuomo, Gianpiero Dalla Zuanna, Nicoletta Favero. “In questo senso – aggiungono – respingiamo metodi squadristi e liste di proscrizione”.