Un nuovo “dieselgate” per il settore automobilistico europeo. Dopo le perquisizioni negli uffici della Renault, il titolo della casa francese è crollato. E adesso si teme per il solito effetto domino. Tutto l’intero settore automobilistico europeo sembra infatti aver risposto negativamente alle indiscrezioni sulle possibili indagini per frode nei confronti della Renault.
I test in corso, ha precisato Renault, non hanno al momento “evidenziato meccanismi falsificati sulle emissioni” e comunque l’azienda sta “pienamente cooperando con le ulteriori indagini in corso”.
La Direction Générale de l’Energie et du Climat (Dgec), interlocutore pilota della Commissione tecnica indipendente per conto del ministero francese dell’Ecologia, ritiene fin d’ora che” la procedura in corso non evidenzierebbe la presenza di un software truccato sui veicoli Renault”: lo scrive in una nota il costruttore francese.
Il ministro francese responsabile dell’Ambiente e dei Trasporti, Ségolène Royal, ha precisato che nella vicenda Renault è stato osservato “uno sforamento delle norme” sul Co2 e l’ossido di azoto, ma “nessuna frode”. Per il ministro Royal, le analisi condotte sui motori Renault e di altri due costruttori stranieri non rivelano l’esistenza di un “software illegale” per truccare le emissioni.
Il titolo Renault è oggi crollato del 20% sulla Borsa di Parigi, penalizzato da sospetti sul irregolarità nei test sulle emissioni. Il titolo ha scontato inoltre il calo delle vendite di auto in Russia nel 2015 (-46%), dove il Gruppo è esposto con il marchio Autovaz.