Rischia una multa miliardaria il colosso del fast food Mc Donald’s. Una coalizione formata da Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Cittadinanzattiva, con il sostegno del Service Employees International Union (SEIU) e dei sindacati europei, ha denunciato la multinazionale alla Commissione europea per abuso della propria posizione dominante nel mercato europeo, con pratiche distorsive della concorrenza che danneggiano sia i concessionari dei franchising sia i consumatori.
Se l’accusa venisse confermata, McDonald’s rischierebbe una sanzione massima fino al 10% dei profitti, quindi, sulla base del fatturato 2014, fino a 2,5 miliardi di euro. In aggiunta la Commissione europea potrebbe chiedere a McDonald’s la rimozione di tutti i vincoli che impediscono la libera concorrenza.
La denuncia chiede alla Commissione europea di indagare sulle norme contrattuali che McDonald’s impone ai propri franchisee, che avrebbero un effetto negativo sulla libertà di scelta dei consumatori, sui prezzi e sulla qualità dei prodotti e dei servizi in Europa. Gli accordi di franchising stipulati da McDonald’s violerebbero sia l’articolo 101, sia l’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) che prevedono per le società in posizione dominante il divieto di imporre limitazioni alla concorrenza.
McDonald’s infatti, non vende solo hamburger: è anche il principale licenziatario di franchising e il più grande proprietario immobiliare del mondo. Gran parte dei suoi profitti in Europa è generata proprio dai canoni di locazione: il 66% degli utili ricevuti dai franchisee deriva infatti da affitti che sono fino a dieci volte più alti dei prezzi di mercato. Sono inoltre ben più alti di quelli pagati dai diretti concorrenti. In Francia, per esempio, i licenziatari di McDonald’s pagano l’84% in più rispetto a quanto versato da operatori come Quick, la grande catena di fast food d’oltralpe. I margini derivanti dal settore immobiliare variano tra il 63 e il 77% in Francia, tra il 61 e il 77% in Italia e tra il 65 e il 74% nel Regno Unito.
Oltre a canoni più elevati, McDonald’s obbliga i licenziatari a rispettare una serie di termini contrattuali restrittivi con ulteriori effetti distorsivi sulla concorrenza: termini contrattuali troppo lunghi (vent’anni, in media), royalty e altre spese elevate, clausole di rescissione del contratto restrittive e una ferrea politica aziendale di definizione del luogo nel quale ha sede il ristorante e patto di non-concorrenza per uno/due anni.
A supporto della denuncia, per evidenziare il danno nei confronti dei consumatori la coalizione ha condotto una ricerca nei ristoranti McDonald’s in Europa. L’indagine evidenzia un dato chiaro: la maggior parte dei prodotti nei locali in franchising è più cara rispetto ai ristoranti direttamente gestiti dalla multinazionale. A Bologna, per esempio, il 97% dei prodotti nei menù dei locali in franchising ha un prezzo più alto rispetto agli stessi prodotti nei ristoranti posseduti da McDonald’s. A Roma il 68%, a Marsiglia il 79%. In Europa, inoltre, i ristoranti in franchising hanno meno staff e quindi tempi di attesa più lunghi e un servizio di minore qualità.
Le tre associazioni dichiarano: “Questa denuncia mostra come le pratiche anticoncorrenziali e la gestione dell’azienda danneggiano i consumatori. Chiediamo urgentemente alla Commissione europea di esaminare il sistema di franchising di McDonald’s e di prendere tutte le misure necessarie per porre fine alle regole imposte ai franchisee che generano un danno ai consumatori”.
Scott Courtney, Organising Director di SEIU, afferma: “Sosteniamo pienamente le associazioni di consumatori che hanno presentato la denuncia. L’abuso di posizione dominante da parte di McDonald’s danneggia tutti: i franchisee, i consumatori e i lavoratori. È tempo che McDonald’s diventi l’azienda leader moderna e progressista che sostiene di essere”.