La microcefalia infantile mette in allarme in Brasile. I numeri di contagi registrati nello scorso anno sono preoccupanti: 2.782 con 40 decessi, contro i 147 casi del 2014 e i 167 del 2013. Adesso ci si chiede a cosa sia dovuto il fenomeno. L’ipotesi delle autorità locali si concentra sul virus Zika (ZIKV) come possibile causa. Scoperto nelle scimmie della foresta di Zika (in Uganda) nel 1947 e trasmesso da zanzare del genere Aedes (responsabili anche della dengue e della chikungunya), in particolare dalla Aedes Aegypti e dalla Aedes Albopictus.
Sarebbe quindi questo il vettore dei numerosi casi di microcefalia, una malformazione neurologica che comporta una crescita ridotta del volume del cervello e della circonferenza cranica. Solitamente non comporta problemi cognitivi (o sono presenti in forma molto lieve), ma in alcuni casi si associa a grave ritardo mentale, epilessia, paralisi degli arti e atassia.
Non ci sono però ancora certezze definitive sulla responsabilità di ZIKV. Anche perché la massiccia diffusione di casi di microcefalia riguarda solo il Brasile, mentre il virus Zika è presente anche in Colombia, Suriname, El Salvador, Guatemala, Messico, Capo Verde, Isole Figi, Vanuatu, Samoa, Nuova Caledonia, isole Salomone e Indonesia. Alcuni però ritengono che questo potrebbe essere dovuto a una carenza di informazioni alle autorità sanitarie sul numero effettivo di casi di microcefalia in quelle zone.
Intanto il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha pubblicato a dicembre un aggiornamento della valutazione del rischio sulla trasmissione dell’infezione in Unione europea e sui viaggi in zone endemiche. Dal documento emerge che il rischio di casi di importazione nella Ue è in aumento, mentre il rischio di trasmissione locale, nonostante la presenza della zanzara vettore, è estremamente basso durante la stagione invernale.