Papa al Te Deum: “A Roma scarso senso comune” |Francesco ricorda le sofferenze dei profughi

di Redazione

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Papa al Te Deum: “A Roma scarso senso comune” |Francesco ricorda le sofferenze dei profughi

| giovedì 31 Dicembre 2015 - 16:23

“Siamo interpellati a verificare se le vicende del mondo si sono realizzate secondo la volontà di Dio, oppure se abbiamo dato ascolto prevalentemente ai progetti degli uomini, spesso carichi di interessi privati, di insaziabile sete di potere e di violenza gratuita”. Lo ha detto il Papa al Te Deum nella Basilica Vaticana.

Francesco ha voluto rivolgere un augurio a Roma per superare le “gravi incertezze” . “L’impegno per recuperare i valori fondamentali di servizio, onestà e solidarietà  – ha detto – permetta di superare le gravi incertezze che hanno dominato la scena di quest’anno, e che sono sintomi di scarso senso di dedizione al bene comune”.

“Non possiamo dimenticare che tante giornate sono state segnate da violenza, da morte, da sofferenze indicibili di tanti innocenti, di profughi costretti a lasciare la loro patria, di uomini, donne e bambini senza dimora stabile, cibo e sostentamento. Eppure, quanti grandi gesti di bontà, di amore e di solidarietà hanno riempito le giornate di quest’anno, anche se non sono diventate notizie dei telegiornali!”

Quest’ultimo tema era stato affrontato in precedenza dal Pontefice durante l’incontro in Vaticano con i ‘pueri cantores’, i cori di voci bianche che tradizionalmente accompagnano con il canto la liturgia nella Chiesa cattolica.

“Il mondo può migliorare ma se ne deve parlare” aveva risposto il Papa alla domanda di una ragazzina che, aveva chiesto se “Il mondo rimarrà sempre come viene rappresentato ogni giorno nei notiziari in televisione”.

“Ci sono tante cose buone nel mondo e io – continua Bergoglio – mi domando, perché queste cose buone non si pubblicizzano, perché sembra che alla gente gli piace più vedere le cose cattive, o le brutte notizie, pensiamo all’Africa, tante cose cattive, tante guerre, ma nell’Africa ci sono missionari, sacerdoti, suore che hanno lasciato tutta la vita lì, predicando il vangelo, in povertà”.

Poi un momento più soft con una rivelazione. “Vi farò ridere, ma vi dico la verità. Da piccolo volevo fare il macellaio. Andavo al mercato, più spesso con la nonna che con la mamma, a fare le spese – ha poi confidato ai giovani cantori -. Non c’erano a quel tempo i supermarket o la televisione. E a me piaceva il banco del macellaio”.

“Il mercato era sulla strada e c’erano i posti per vendere la carne, la verdura, il pesce. Un giorno, a casa, a tavola mi è stato domandato: cosa ti piacerebbe diventare da grande? Sapete che cosa ho detto? Il macellaio! Perché il macellaio – ha dichiarato – che era nel mercato e prendeva il coltello, faceva i pezzi, era un’arte, mi piaceva guardarlo”.

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