Chi viene in Sicilia per qualche giorno afferma, a ragione, che questa è una terra da sogno, ricca di bellezze artistiche, storiche, culturali e gastronomiche. Donne bellissime e “masculi”… seducenti, e non mi riferisco solo alla fotografia, che ha solcato i sette mari e le galassie, del nostro Governatore sulla spiaggia in risposta alle affermazioni di Vecchioni. Chi vive qui, invece, sa che questa isola assomiglia all’anticamera dell’inferno. Siamo tanto lontani da quell’Europa centro settentrionale che ci ha tirato dentro questa avventura dell’Unione Europea e dell’Euro. Siamo una colonia di una colonia.
Messina, pochi mesi fa, è stata senza acqua per settimane. 250 mila persone hanno rischiato di dimenticare cosa fosse un rubinetto, con scuole e università chiuse. E la beffa delle beffe è che un acquedotto da 500 litri al secondo, vicinissimo a Messina, butta a mare, ormai da anni. Volete sapere perché? Alla fine degli anni ’60 la conduttura fu presa in gestione da enti regionali che chiesero somme astronomiche al comune di Messina, che rinunciò a quell’acqua. Ma ci sono tante altre zone della Sicilia dove la penuria d’acqua è frequente, specialmente d’estate.
Parliamo di economia siciliana, in recessione totale, con un mercato del lavoro a dire poco disastroso. Il tasso di occupazione di uomini e donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è del 42,4%, cioè il più basso di tutte le regioni europee. I più disoccupati d’ Europa, bel primato.
Il debito complessivo della Regione siciliana con gli istituti di credito ammonta a 7 miliardi e mezzo. L’1 gennaio 2014 il debito era di “appena” 5 miliardi. Poi si sono fatti mutui per pagare altri debiti e poi ancora altri debiti per pagare i mutui…e così verso il concetto di debito infinito!
I trasporti sono stati al collasso per un po’ di tempo, ma ormai fortunatamente hanno finito di soffrire e sono passati a miglior vita! Abbiamo i treni più lenti d’Europa con tempi da percorrenza da capogiro, e frane e smottamenti e deragliamenti appena piove: per percorrere i 100 km da Palermo a Trapani ci vogliono 4 ore (media di 25 km all’ora); 2 ore per collegare Palermo ad Agrigento che distano 125 km; mentre da Palermo a Ragusa si impiegano dalle 6 alle 9 ore, con vari cambi, per un totale di 269 km ed una velocità media di circa 25 km all’ora; mentre i 300 km tra Trapani e Ragusa si possono tranquillamente fare in appena 10 ore e mezzo, grosso modo lo stesso tempo di percorrenza aerea tra Roma e Pechino. E pensare che la prima ferrovia italiana, inaugurata nel 1842 aveva una velocità di 50 km all’ora!
Il trasporto su strada è bloccato. Dal 10 aprile, con la rottura del viadotto Himera, la Sicilia è tagliata in due parti. Vero è che da novembre è stata aperta una bretella, ma sulla riapertura del viadotto nessuno sa nulla! Ma tutta la viabilità interna è all’osso: nessuna illuminazione, manto stradale deformato, frane, smottamenti e chiusure continue, asfalto vecchio di anni, segnaletica insufficiente e o del tutto assente. La chiusura della Palermo – Catania è stata solo la punta del naso di questo dinosauro affogato. L’elenco delle strade che non si possono percorrere tende all’infinito.
Che il 2015 sarebbe stato l’anno orribile per la viabilità in Sicilia si era capito subito a inizio anno, con il crollo del viadotto Scorciavacche in provincia di Agrigento, appena terminato e subito franato. Ad Enna circa un terzo delle strade provinciali non è percorribile; mentre la statale 113 nei pressi di Trabia fino alla provinciale 18 che collega Palermo a Piana degli Albanesi è crollata. Sulla strada Statale 626 (Caltanissetta-Gela) il viadotto Geremia si è spezzato in due, mentre allagamenti e frane sulle strade statali 121 e 191 nei pressi di Mazzarino. Il Movimento 5 stelle ha rifatto, in tempi record e con spese minime e tutto in regola, la Regia Trazzera (borbonica ovviamente) sostituendosi di fatto ad uno stato latitante; mentre sulla provinciale 4 (Corleone – San Cipirello) il ripristino è avvenuto in totale autonomia da parte degli abitanti della zona, ormai disperati, per potere raggiungere le loro campagne. Sarà forse un caso che la Sicilia, dopo il Molise, è la regione italiana con il più alto tasso di mortalità per incidenti su in strade extraurbane, un tasso doppio a quello della Lombardia (Statali, Provinciali e comunali extra urbane ) ed è la regione con la più alta percentuale di giovani morti sulle strade!
Puntiamo allora sulla cultura, ma le università dell’isola sono tra le peggiori d’Italia, almeno secondo la classifica del Sole 24 ore. Per cui su 61 atenei pubblici in Italia, Palermo e Catania sono rispettivamente al 55° e 56° posto, mentre Messina al 39° posto rappresenta una eccellenza. Tra le università private la Kore di Enna è messa male.
Nell’ultimo anno la Regione ha speso 938 milioni di euro per pagare lo stipendio a 15.000 dipendenti assunti a tempo indeterminato. Niente male se si considera che questa cifra è pari a poco meno della metà di quello che impiegano le altre 15 regione a statuto ordinario italiane per pagare i propri dipendenti. Cioè la Sicilia costa quanto 7 – 8 regioni italiane. I dirigenti di tutte e 15 le regioni italiane a statuto ordinario sono pari al numero dei dirigenti della Regione Sicilia: 1836 e 16.000 pensionati. Ci sono poi società controllate dalla Regione Sicilia (oppure ad essa collegate) che hanno altri 7.000 dipendenti. La sola Presidenza della Regione contava, fino a poco tempo fa, 192 dirigenti e circa 1300 dipendenti, lo stesso numero, ha fatto notare qualcuno, della Presidenza del Consiglio britannica. Ma in Inghilterra sono 53 milioni, dieci volte di più che in Sicilia!
Il capitolo più pesante della spesa regionale è quello della Sanità: 9,168 miliardi di euro spesi nel 2014, pari al 46% del totale delle uscite regionali. Ma nonostante le alte spese che la regione siciliana destina alla sanità, i posti letto pro capite per abitante sono pochini: 2,9 posti ogni 1.000 abitanti, peggio solo della Campania (2,8) contro una media Italiana di 3,4. E recentemente anche il Ministro della Salute ha ammesso che si, ci sono stati miglioramenti, ma “persistono significative inadempienze, soprattutto relative a: riorganizzazione dei punti nascita; cure palliative; prevenzione; riorganizzazione della rete dei laboratori”.
L’anno scorso Goletta Verde, su 26 località di balneazione esaminate in giro per l’isola, ne ha bocciate 16 a causa dell’inquinamento. Mentre per quanto riguarda il trattamento delle acque reflue l’Unione europea ha riscontrato anomalie in 175 agglomerati urbani sui 390 presenti nell’isola. E nel frattempo i siciliani soccombono: secondo il rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno la Sicilia ha un triste primato. Il 41,8 per cento dei siciliani è a rischio povertà, mentre tra il 2008 e il 2015 hanno perso il lavoro circa 800 mila siciliani.
E la qualità della vita nelle città siciliane… E’ Ragusa la meno peggio in Sicilia, classificandosi al 78° posto su 110, seguita da Siracusa al 90°, ultima Palermo al 106° posto, che però ha un tram nuovo! Si, è vero che noi abbiamo il sole, il mare e voi soltanto la nebbia. Ma il sole ed il mare non riescono a darci da vivere. C’è una sola notizia veramente buona in tutta questa triste storia, che purtroppo va avanti da troppo tempo. Con una situazione di questo tipo, la riscossa dell’Italia non può che partire proprio dalla Sicilia. In una situazione come questa, all’anticamera dell’inferno, non ci resta che credere nel cambiamento, non ci resta che sperare nel futuro!
*L’autore è dirigente nazionale del sindacato di polizia Consap