Continua il braccio di ferro sul caso della ricercatrice libica per Khadiga Shabbi, 45 anni presso l’Ateneo di Palermo, fermata dalla polizia per istigazione a commettere delitti in materia di terrorismo.
La Procura di Palermo ha depositato l’appello contro l’ordinanza con cui il gip ha disposto l’obbligo di dimora. Nell’impugnazione si sottolinea la contraddittorietà della misura sotto il profilo della valutazione dei gravi indizi di colpevolezza e l’inadeguatezza dell’obbligo di dimora che, per la Procura, non impedirebbe all’indagata di comunicare e di utilizzare i social che sarebbero stati mezzo per la diffusione della propaganda terroristica. L’udienza del riesame non è stata ancora fissata.
Gli investigatori hanno accertato che Khadiga Shabbi, monitorata per mesi dopo alcune segnalazioni, aveva avuto contatti con due foreign fighters, uno in Belgio, l’altro in Inghilterra.
La donna avrebbe anche cercato di pianificare l’arrivo in Italia di un suo cugino, poi morto in Libia in uno scontro a fuoco e avrebbe mandato diverse somme di denaro in Turchia. La ricercatrice avrebbe fatto propaganda sui social per organizzazioni integraliste vicine ad Al Qaeda.