“Sappiamo bene che proveranno a colpire ancora” sono le parole del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, rilasciate a ‘La Repubblica’ sottolineando anche che ‘la reazione internazionale è sempre più efficace’.
Gentiloni spiega che il comunicato di Al Baghdadi, spiega, “vuole esibire forza in un momento che invece è di vera difficoltà militare. La polizia austriaca parla di persone che sono state segnalate. Non trasformerei questo in nulla di più o di meno rispetto allo scenario in cui siamo da mesi: nulla di più perchè non ci sono informazioni precise su luoghi, date, dettagli particolari. Nulla di meno perchè in Italia, come in Europa, tutti abbiamo ben chiaro quello che Daesh e i suoi accoliti hanno compiuto e possono compiere”.
“Il 19 gennaio a Roma si incontreranno i ministri degli Esteri dei 6 Paesi fondatori dell’Europa unita: vogliamo capire come andare avanti meglio, con più unità, ma anche con più rapidità e prontezza della Ue – continua Gentiloni -. Il governo italiano lavora per rafforzare un europeismo possibile che deve rispondere ai cittadini. Le rigidità con cui a volte si affrontano le questioni di politica economica, e non solo, rischiano di compromettere l’Unione europea”.
Il ministro dell’ Interno Angelino Alfano, intervistato dal Corriere della Sera, avvisa che l’Italia non ha abbassato ne abbasserà la guardia. “Dopo gli attentati di Parigi abbiamo elevato l’allerta al livello immediatamente precedente a quello dell’ attacco in corso e abbiamo predisposto ulteriori potenziamenti per il Giubileo. Il rischio zero non esiste. Dobbiamo mettere nel conto l’arrivo di segnalazioni che vanno adeguatamente analizzate. Mai sottovalutare nulla, ma non possiamo nemmeno farci paralizzare».
Alfano puntualizza che “Abbiamo in campo, senza considerare le nuove assunzioni nelle forze dell’ordine, il più alto numero di militari che si ricordi per l’operazione ‘strade sicure’: 6.300 uomini e donne”.
Alfano, infine, definisce “surreale” la procedura di infrazione della Commissione Ue per la mancata applicazione del regolamento sulla registrazione dei migranti con la presa di impronte digitali (Eurodac). “Se noi apriamo gli hotspot, e lo stiamo facendo, ma non si procede con i ricollocamenti e non sentiamo parlare di rimpatri, rischiamo il collasso politico di un’Europa incapace di applicare gli accordi e il collasso funzionale”.