La politica italiana piange la scomparsa di un altro dei suoi grandi protagonisti del ‘900, il comunista Armando Cossutta. Lo storico dirigente del Pci si è spento all’Ospedale San Camillo di Roma all’età di 89 anni.
Cossutta viene ricordato come il più filosovietico dei comunisti italiani, oltre ad essere stato fondatore di Rifondazione comunista nel 1991 dopo la trasformazione del Pci.
Proprio del Pci Cossutta è stato una delle colonne. Milanese di nascita, si era iscritto al partito nel 1943 ed aveva partecipato alla resistenza nelle brigate Garibaldi.
Nel dopoguerra divenne dirigente del partito. Fu segretario del Pci milanese e lombardo, per entrare poi in Parlamento nel 1972, restandovi fino al 2006.
Filosovietico, nel 1981 si oppose strenuamente alla linea revisionista del segretario Berlinguer. Celebre la sua definizione della linea berlingueriana: “lo strappo”.
Nel febbraio 1991 fondò, con Sergio Garavini, Lucio Libertini ed altri, il Movimento per la Rifondazione Comunista, che nel dicembre dello stesso anno si unì a Democrazia Proletaria formando il Partito della Rifondazione Comunista, di cui fu presidente.
Nel 1998 Cossutta si oppose alla decisione di Bertinotti di negare la fiducia al Governo Prodi e decise così di fondare il Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), con Oliviero Diliberto e Marco Rizzo. Per contrasti con Diliberto lasciò anche questo partito.