“Resto profondamente democristiano, uno moderato che ama le cose semplici, che ha la cultura dei valori della vita. Se posso portare un piccolissimo contributo di consigli a quelli che vorranno ricostruire quest’area, allora sì, c’è la mia disponibilità”. Sono le parole dell’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro parlando di un suo eventuale ritorno in politica all’Adnkronos.
“Deluderò molti miei amici, ma non tornerò a fare politica attiva – dice – Confesso, però, che mi fa piacere sentire dire che la gente vorrebbe che io tornassi a fare politica. Soprattutto perché pensa che non tutte le cose che ho fatto sono state sbagliate o forse perché le persone hanno riconosciuto il tratto umano. Molti pensano che il mio ritorno potrebbe essere utile alla Sicilia”.
Una piccola folla composta da alcune decine di persone e diversi giornalisti in via Rosario a Raffadali (Ag), ha atteso sotto casa della mamma di Totò Cuffaro, l’arrivo dell’ex presidente della Regione che ieri ha lasciato il carcere Rebibbia di Roma dopo avere scontato la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. È stato accolto con un lungo applauso, una sessantina di persone: pochi i politici se non quelli di Raffadali, tanta la gente del suo paese. “Mi occuperò dei diritti dei detenuti – ha dichiarato -. Sono contro la pena di morte e contro l’ergastolo ostativo. Ho visto tante persone, con ergastolo ostativo, suicidarsi. La prossima settimana spero di poter partecipare al convegno dell’associazione che si occupa dei diritti dei detenuti”. Su Papa Francesco Cuffaro ha detto: “Papa Francesco è un grande uomo. Gli ho baciato la mano in carcere”. Prima di arrivare in casa della madre l’ex governatore si era fermato nell’autorimessa della ditta di autotrasporti ‘Cuffaro’ dove ha salutato, con parole d’affetto, i dipendenti.
Totò Cuffaro prima andrà dalla madre e poi si recherà al cimitero sulla tomba del padre.
E oggi Cuffaro ha inviato il suo primo comunicato da uomo libero, affidandolo all’avvocato Maria Brucale. “Sono passati 1780 giorni da quando ho intrapreso la strada chiusa, non ho imprecato contro alcuno, non mi sono appellato alla sorte. Per tenermi vivo ho letto, studiato e pregato. Con lo scrivere ho alleviato la mia avversa sorte. Non è ciò che sta dentro che lo rende cattivo, il carcere è di per sé cattivo – dichiara -. Adesso sento forte dentro di me una voce che mi dice: l’essere sopravvissuto non è una colpa, tornare a vivere non è una colpa, è una colpa dimenticare quello che si è vissuto, è una colpa ancora più grande dimenticare quelli che ancora vivono il luogo malvagio”.
“Sulla politica non voglio dare giudizi – continua il comunicato – ma mi sembra che si stia governando ‘etiam periere ruinae’ (anche le rovine sono andate distrutte) e che questa non è la politica che conosco, la cattiveria è sempre più protagonista e c’è molta più ipocrisia. Sono preoccupato per la nostra terra, la mia Sicilia dove finzione e realtà si confondo fino a fondersi. Terra che non potrò mai smettere di amare”.