Alla Conferenza di Roma sulla Libia si è registrata “una convergenza senza precedenti, un sostegno unanime sull’intesa raggiunta tra le parti libiche”, che dovrà essere firmata la prossima settimana, in merito al governo di unità nazionale. Ad annunciarlo è il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, il quale sottolinea però come si dovrà “fare ogni sforzo perché la base dell’accordo venga via via rafforzata”.
“Esprimiamo la nostra determinazione, in collaborazione con il governo di unità nazionale, a sconfiggere l’Isis in Libia ed eliminare la minaccia che rappresenta per il Paese e la sicurezza globale”. È un passaggio del documento dei 17 Paesi che hanno partecipato alla Conferenza di Roma, con Onu, Ue, Lega Araba e Unione africana.
L’accordo dell’Onu sulla Libia prevede l’insediamento del governo di unità nazionale a Tripoli entro 40 giorni dalla firma, ha precisato il segretario di stato Usa, John Kerry.
Per il segretario generale dell’Onu, Martin Kobler, la firma dell’accordo è solo l’inizio di un processo di transizione che si prevede durerà un anno. “L’auspicio è quello di non soccombere al terrorismo e di ampliare la base, superare le divisioni del passato”, ha proseguito Kobler, affermando che “la situazione in Libia è drammatica e la può affrontare solo un governo la cui sede sarà Tripoli”.
“Domani al Consiglio Affari esteri l’Ue esprimerà il suo sostegno unanime all’accordo in Libia”, ha annunciato l’Alto rappresentante per la Politica estera europea Federica Mogherini, incontrando i rappresentanti libici alla conferenza di Roma. Mogherini, che da ministro degli Esteri nell’ottobre del 2014 partecipò con Ban ki-moon a Tripoli all’apertura della seconda sessione di dialogo politico sotto l’egida dell’Onu, ha sottolineato la necessità che “il processo di stabilizzazione appartenga ai libici. Voi avete la chiave per risolvere i difficili problemi del vostro paese”.
La comunità internazionale “riafferma l’impegno a fornire l’assistenza umanitaria necessaria alla Libia e corridoi umanitari dovrebbero essere assicurati soprattutto a Bengasi”, si legge nelle conclusioni della conferenza internazionale.