Prima notte in carcere, insonne, per Alberto Stasi all’indomani della condanna in Cassazione a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco otto anni fa.
Incredulo, sotto choc, è stato lo stesso Alberto – accompagnato da un avvocato – a costituirsi nel carcere milanese di Bollate dopo l’ultimo verdetto. Ha stretto tra le mani il provvedimento definitivo, si è sottoposto ai primi controlli, poi ha visto chiudersi dietro le sé le sbarre della cella da condividere con altri due detenuti.
Il legale di Stasi ha attribuito alla pressione mediatica un ruolo fondamentale per l’esito della sentenza: “È allucinante – dichiara Fabio Giarda – Come si fa a mettere una persona in carcere quando c’è una sentenza completamente illogica?”.
“Quanto detto ieri dal pg è la verità dei fatti – prosegue Giarda – “È una pena che non sta né in cielo né in terra, se una persona ha commesso un fatto del genere deve avere l’ergastolo”.
Per i genitori di Chiara: “Giustizia è stata fatta, finalmente. Questo per noi sarà un Natale più sereno. Ci aspettavamo questa sentenza? Dopo le parole del procuratore abbiamo temuto un po’”.