È arrivata l’ora di mettere un punto definitivo al giallo di Garlasco. La Cassazione deciderà questa mattina se confermare ad Alberto Stasi la condanna a 16 anni, optare per l’assoluzione oppure aumentare la pena fino a 30 anni. È iniziato alle 11 di ieri mattina l’ultimo round del processo riguardante l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto del 2007. Otto anni infiniti, che ora potrebbero davvero concludersi.
Il sostituto pg della Cassazione Oscar Cedrangolo ha chiesto l’annullamento con rinvio in accoglimento del ricorso dell’imputato, che chiedeva l’assoluzione, e del ricorso del pg di Milano, che chiedeva al contrario il riconoscimento dell’aggravante di crudeltà.
In seguito all’annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte dell’assoluzione di secondo grado, verdetto di circa un anno fa, è stato stabilito che Stasi avrebbe brutalmente ucciso la fidanzata. Il 32enne, che nella vita fa il commercialista, è l’unico imputato ed è stato assolto in primo e secondo grado, condannato con rito abbreviato nell’appello bis nonostante ancora non sia chiaro il movente che lo avrebbe spinto a uccidere la ragazza.
Tra i nuovi elementi emersi nell’appello bis la famosa bicicletta, memoria presentata dagli avvocati della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Campagna. Dagli accertamenti è stato scoperto che il mezzo è “oggettivamente diverso da quello che sarebbe stato esibito nell’immediatezza dal padre di Stasi e descritto in un’annotazione di servizio a firma del Maresciallo Marchetto” e che i pedali dello stesso sono stati invertiti.
“In caso di condanna Alberto si costituirà”, ha dichiarato l’avvocato Fabio Giarda che difende Stasi. Il giovane non è presente in aula come anche i genitori di Chiara.