A condurre una vita sedentaria, oggi, non sono più solamente gli adulti. Anche i bambini, infatti, trascorrono sempre più tempo tra le mura domestiche e questo spesso diventa causa di seri problemi di salute. La Società Italiana di Pediatria (SIP), la Società Italiana di Pediatria Preventiva e sociale (SIPPS) e la Federazione Medici Pediatri (FIMP) hanno stilato il primo documento in Italia sugli effetti e le carenze di vitamina D in età pediatrica.
La carenza di vitamina D interessa oltre un bimbo italiano su 2, ma a volte si sfiorano punte del 70%. Il 60-70% dei bambini e degli adolescenti italiani è in uno stato di ipovitaminosi D, che va dalla meno grave insufficienza al deficit severo. La carenza di vitamina D nella sua forma di deficit più estremo è la condizione responsabile del rachitismo, una patologia pediatrica oggi rara che deforma le ossa fino a provocare disabilità.
La vitamina D è essenziale per la sintesi del calcio osseo e questo meccanismo di fissazione del minerale nelle ossa si concentra nelle prime due decadi dello sviluppo di un essere umano. Lo spiega Giuseppe Di Mauro, presidente della Sipps: “È intorno a 20 anni infatti che si raggiunge il picco di massa ossea. Il valore massimo di mineralizzazione dell’osso quindi tanto maggiore è il picco tanto minore è la probabilità di andare incontro all’osteoporosi nelle età successive della vita”.
“I bambini e gli adolescenti consumano poco latte e latticini: con la dieta coprono forse il 50 per cento del fabbisogno giornaliero”, dice Giuseppe Saggese. Attraverso l’alimentazione si riesce ad accumulare appena il 10% di vitamina D, tutto il resto necessario si accumula con l’esposizione della radiazione solare UV.