Secondo una perizia medica esisterebbe una relazione tra le malformazioni dei bambini di Gela e l’inquinamento ambientale provocato dalla raffineria dell’Eni.
È quanto emerge da un’inchiesta dell’Espresso. Nel dettaglio il settimanale ha pubblicato in esclusiva una perizia nella quale sono individuati oltre dieci casi risultati “positivi”. Periti e professori hanno visitato e studiato per due anni bimbi e ragazzini con deformazioni agli organi genitali, ai piedi, alle mani, al midollo spinale, al cervello, alla bocca.
I consulenti dei giudici hanno depositato il loro parere scientifico lo scorso luglio nell’ambito di un procedimento civile che una ventina di famiglie hanno promosso contro l’Eni, ma la causa si è conclusa con un nulla di fatto.
“Nonostante la perizia – a dichiarato a L’Espresso l’avvocato Luigi Fontanella – il colosso energetico non ha fatto alle 12 famiglie alcuna proposta economica”.
Tutti gli studi finora eseguiti, spiega l’Eni, “non hanno fornito evidenze scientifiche apprezzabili circa la sussistenza di un nesso tra le patologie e l’impatto ambientale delle attività industriali del nostro stabilimento. Anche la consulenza tecnica d’ufficio del luglio 2015 mostra importanti limiti a livello metodologico, e soprattutto l’assenza di elementi scientificamente apprezzabili a sostegno delle valutazioni conclusive. Dunque non ci sono ulteriori mediazioni in corso né ipotesi di risarcimento.