Prosegue con 7 nuovi arresti l’operazione anti-estorsione dei carabinieri di Palermo. I militati hanno fermato tra Misilmeri e Belmonte Mezzagno 7 persone a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, minacce aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose, nonché spaccio di sostanze stupefacenti e spendita di banconote contraffatte.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Le indagini costituiscono “la prosecuzione dell’inchiesta che nel marzo scorso portò all’operazione ‘Jafar‘ e hanno consentito di raccogliere ulteriori prove sulle attività criminali del mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno”.
“La consorteria in parola, che comprende le famiglie mafiose di Misilmeri, Belmonte Mezzagno e Bolognetta – informano i carabinieri – ha visto succedere al suo vertice capi di notevole caratura criminale quali Benedetto Spera (uomo strettamente legato a Bernardo Provenzano), Salvatore Sciarabba, Francesco Pastoia (tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Grande Mandamento”), Antonino Spera, Francesco Lo Gerfo (arrestato nll’operazione “Sisma”) e Giuseppe Vasta (raggiunto da provvedimento cautelare nell’ambito dell’operazione “Jafar”).
Le indagini hanno evidenziato come anche i contesti territoriali extracittadini subiscano le medesime incidenze malavitose proprie di Cosa Nostra che, secondo un ormai consolidato protocollo criminale, cerca di assicurarsi il controllo della più significative espressioni dell’economia locale attraverso eloquenti atti intimidatori.
Una nota macelleria ha persino trovato al suo ingresso, l’8 marzo scorso, dei crisantemi oltre che le saracinesche imbrattate da chiare scritte di avvertimento mafioso. C’è poi il caso di un noto esercizio commerciale di Bolognetta destinatario della richiesta di pagamento di 10 mila euro qualora per svolgere dei lavori non si fosse avvalso di un’ impresa vicina a “Cosa nostra”.
Ma nella morsa del pizzo finivano anche commercianti più modesti. È il caso di un pescivendolo ambulante costretto a sborsare, con non poche difficoltà, 500 euro dinanzi alla fatidica frase: “Abbiamo bisogno per i carcerati, mi devi dare 500 euro“.
Nel ventaglio dei reati contestati c’è anche l’ipotesi di “spendita di denaro contraffatto, approvvigionato negli ambienti malavitosi napoletani al costo di 4 euro per ogni banconota da 20 euro, nonché l’acquisto, a Palermo, di sostanza stupefacente da destinare allo spaccio nelle piazze di piccoli Comuni della provincia”.
Questi i nomi degli arrestati dell’operazione Jafar 1: Rosario La Barbera 57 anni, Gaetano Pravatà 43 anni, Alessandro Ginelli, 40 anni, Giosuè Cucca 66 anni, Antonino Francesco Ciaramitaro 47 anni, Pietro Formoso 66 anni e Allesandro Ravesi 38 anni.